sabato 19 gennaio 2019

Michele Gesualdi un anno dopo: il respiro di Barbiana non muore.


Ieri è stato il primo anniversario della scomparsa di Michele Gesualdi. E' a lui che ho dedicato il libro corale: "Quel filo teso tra Fiesole e Barbiana. Don Milani e il mondo del lavoro".

C'è una ragione: è stato grazie alla testimonianza di Sandra, sua figlia, e alla lettura del testo di Michele: "L'esilio di Barbiana" che sono risalito sulla salita del Monte Giovi.

Non sono tra quelli che l'ha conosciuto, se non fugacemente, ma ne ho seguito le tracce, senza farne, come con Don Milani, un santino o un'icona.

Ricordo quel giorno prima di ferragosto del 2017, di cui ancora fatico a spiegare pienamente le emozioni quando era costretto, a fianco della celebre canonica dove Don Milani studiava e lavorava con i suoi “ragazzi”, a svolgere la "cura del respiro" contro la SLA, malattia degenerativa sempre più aggressiva e inesorabile, che lo consumava ogni giorno.

Da allora, da quando ho terminato il suo libro, non l'ho mai davvero chiuso.

Era come percepire, allo stesso tempo, un debito e una riconoscenza nei suoi confronti, per aver tenuto accesa una luce, a volte flebile, difficile e, a tratti, scomoda, ma importantissima, soprattutto quando: “a Barbiana non saliva quasi nessuno”.

Certo non da solo. E non posso non ricordare Maresco Ballini, il "ragazzo" che, nel 1954, sotto la pioggia, da Calenzano aveva accompagnato don Milani proprio a Barbiana, in un esilio che tanto sarà generativo.

Maresco è scomparso la notte di Natale di un 2018 che ci affida, nel dolore del distacco, una consegna impegnativa.

Proseguire una testimonianza che non muore.

Un esempio: scendendo dalle colline di Barbiana, all’altezza di Borgo San Lorenzo, nel Mugello, si incontra anche un’altro lascito, attualissimo di Michele Gesualdi nel solco di don Lorenzo Milani.

Si tratta di Villaggio La Brocchi: una sorta di "Barbiana dell'immigrazione", dove da oltre vent’anni vengono accolte famiglie di rifugiati in una logica di integrazione, emancipazione, scambio reciproco con il territorio, figlia proprio dell’esperienza e del metodo donmilaniano.

Una "Barbiana dell'immigrazione" ancora vivissima, segno di accoglienza, contraddizione e speranza e che tanto deve all'impegno di Michele Gesualdi che, più di venti anni fa, da Presidente della Provincia di Firenze, ne fu uno dei principali "costruttori".

E' un esempio di un'eredità che dobbiamo preservare e custodire, ma anche rilanciare e reinventare.

Il 2017, anniversario della pubblicazione, postuma, di “Lettera a una professoressa”, e occasione della visita in preghiera di Papa Francesco a Barbiana, è stato, certamente, l'anno della riscoperta forte, quasi di massa, del messaggio di don Lorenzo Milani, considerando anche che gli scritti contenuti in “Esperienze pastorali”, sono stati classificati come non ortodossi dal Vaticano fino al 2013.

Il 2018, l'anno della scomparsa di Michele e Maresco, due caposaldi anche del legame, importantissimo tra Fiesole e Barbiana, tra l'insegnamento di don Lorenzo e il suo inveramento nel sindacato. Uno dei modi, indicati da Don Milani, per praticare l'amore e dare senso alla vita.

Non dobbiamo stancarci mai di trasmettere frammenti di verità, anche quando siano scomode o controcorrente, anche quando ci sferzano e ci costringono, veramente, a rimetterci in discussione.

Lo ha dimostrato a novembre 2017, giunto allo stremo, Michele Gesualdi quando ha deciso di rendere pubblico il suo appello al Papa e alla politica per una legge dignitosa e giusta sul “fine vita” e sul “testamento biologico”.

Lo ha dimostrato Maresco Ballini con la sua vita lunga e preziosa, mai sopra le righe, ma senza mai rinunciare a mettersi in gioco, totalmente, nel sindacato, come nella politica, al servizio della comunità.

Un'ultima riflessione.

La sera della morte di Michele Gesualdi un amico comune mi ha inviato le parole che non riuscivo a trovare: "Ho sempre sperato che l'esperienza di Michele e dei ragazzi di Barbiana fosse immortale e lo è in effetti, al di là della vita terrena di Ognuno di loro".

E' un'immagine bellissima, per nulla nostalgica, quella di pensare a dei bambini/ragazzi che vivono la loro vita, generano altra vita, ma, allo stesso tempo, fermano il tempo e ci donano la loro scommessa di emancipazione e fraternità, senza essere prigionieri dello scorrere dei giorni, dello spazio, dei confini, delle distanze, dei linguaggi.

Barbiana non deve diventare un santuario, un'attrazione turistica come sembra suggerire un'aspirante sindaco di una pseudosinistra di Vicchio.

Continueremo, invece, a camminare a piedi, sulla nuda terra e nella nuda vita, in salita, continueremo a seguire il cartello Barbiana e ad amare il volto e il respiro di Don Lorenzo Milani, di Michele Gesualdi, di Maresco Ballini, nel loro riflesso verso altri respiri ed altri volti, verso il futuro.

C'è una luce che non si spegne e un silenzio che, se apriamo al cuore, continua a parlarci.

Di certo non per rassicurarci. Ma per rialzarci, per farci risorgere dalla nuda terra nell'azzurro delle nuvole, incastonate nei monti. 

Francesco Lauria

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