domenica 30 dicembre 2018

Quel filo teso tra Fiesole e Barbiana. Don Milani e il mondo del lavoro.



Un libro a più voci indaga uno dei fondamenti del messaggio del sacerdote fiorentino e della sua scuola e la sua eco nel presente.

Molti sono i libri pubblicati, in particolare negli ultimi due anni, su Don Milani e la sua scuola.
Tra gli importanti contributi realizzati, ne mancava uno, specifico, sul rapporto tra il priore di Barbiana e il mondo del lavoro.

E’ questa la chiave di lettura scelta per il volume: “Quel filo teso tra Fiesole e Barbiana”, curato da Francesco Lauria, e realizzato grazie alla collaborazione con la Fondazione don Milani uscito alla fine del 2018 per Edizioni Lavoro.



Il testo, in oltre duecento pagine raccoglie, tra gli altri, interventi storici di due capisaldi tra gli allievi del priore di Barbiana, entrambi purtroppo scomparsi nel 2018: Michele Gesualdi e Maresco Ballini. L’intero volume è proprio dedicato alla figura di Michele Gesualdi, sindacalista e fondatore della Fondazione Don Milani, elemento cardine del collegamento tra la scuola e il sindacato.
Vanno poi ricordate le testimonianze di altri allievi di Don Milani divenuti, almeno per una parte della loro vita, sindacalisti: Agostino Burberi, Francuccio Gesualdi, Paolo Landi, mentre la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan e il direttore de l’Espresso Marco Damilano firmano la prefazione e la postfazione al volume.

E’ nota la frase di Don Lorenzo Milani secondo cui il sindacato, insieme all’insegnamento e all’impegno politico e civile, fosse una delle strade principali che egli insegnava ai ragazzi per praticare l’amore e dare una finalità alla vita.
Molti allievi del priore di Barbiana, come testimonia il volume, hanno seguito questo invito, generazioni di sindacaliste e sindacaliste hanno tratto e tuttora traggono ispirazione dalle parole e dai gesti del sacerdote fiorentino.

Il testo, a più voci, oltre ai contributi degli ex allievi divenuti sindacalisti, raccoglie ampie riflessioni a cavallo tra il commento dei testi di Don Milani,  il loro effetto sul sindacato e gli echi rilevanti sul presente, dei responsabili e degli assistenti del Centro Studi Cisl di Fiesole (oltre a Lauria, Luigi Lama, Francesco Scrima, Giuseppe Gallo).

Un contributo molto ampio e ispirante viene poi dato al libro da Sandra Gesualdi di cui il testo ospita due interventi volti a spiegare in profondità il messaggio di Barbiana e la sua eredità e da Lauro Seriacopi che va alle radici del messaggio di don Milani con un saggio dedicato a: “Esperienze Pastorali”.

Vanni poi ricordati i contributi, originali e preziosi di due sociologi e formatori vicini al sindacato come Bruno Manghi ed Emidio Pichelan. Completano il volume due ampie interviste curate da Luigi Lama alla nipote di Don Lorenzo, Flavia Milani Comparetti  e a Piero Meucci, figlio di Giampaolo, elemento di quel poliedrico e plurale “laboratorio fiorentino”, in cui, oltre a Don Milani, annoveriamo Giorgio La Pira, Ernesto Balducci, David Maria Turoldo e non solo…

Gran parte delle testimonianze racconta, da punti di vista diversi, del “filo intrecciato” tra la collina sul versante Nord di Monte Giovi dove sorgono le case sparse nel bosco di Barbiana e la scuola per sindacalisti Cisl che si trova non distante, sulla colline che, da Firenze, portano a Fiesole.

Non si tratta, però, volutamente, della lettura “cislina” del messaggio di Don Lorenzo Milani che è ascoltato in tutto il mondo e “resistente” fino ad oggi, proprio per la sua universalità e che non è certamente confinabile nelle mura di un unico sindacato.
Leggere le pagine di questo libro è utile per confrontarsi non solo con le esigenti parole di Don Milani, ma per raccordarle con quelle di Papa Francesco che ha invitato il movimento dei lavoratori, nel ventunesimo secolo, a riattualizzare due grandi orizzonti, superando storture e pigrizie: quelli della “profezia e dell’innovazione”.

Se quella vissuta fin dagli anni cinquanta da Don Milani e dai suoi allievi è una storia preziosa che va conosciuta e tramandata di riscatto e di impegno, denuncia e testimonianza, mobilitazione e costruzione paziente, nelle fabbriche di Calenzano come nell’ ”esilio generativo” di Barbiana, quali sono le sfide oggi per una rappresentanza del lavoro che, inevitabilmente, deve ridefinirsi e affrontare con coraggio le sfide del presente?

Se la leva del potere rimane, ieri come oggi, “influire con la parola e con l’esempio”, su cosa ripartire e, sotto certi aspetti, rifondare?

Se, come scrive Marco Damilano nella postfazione, il metodo milaniano, a partire dal valore attribuito al sapere condiviso per ribaltare le disuguaglianze è tuttora pienamente attuale, ciò che occorre è una nuova generazione di sindacaliste e sindacalisti che si muovano nella nostra storia, parlino il linguaggio del nostro tempo e cerchino di far sentire, collettivamente, la loro voce, in particolare al sempre più vasto popolo dei “quinto stato” dei non rappresentati.

Solo così, parafrasando le parole di Michele Gesualdi, potremo ancora “far camminare” il messaggio e la figura di Don Lorenzo, senza ergerlo su improbabili e sterili altari, ma continuando a dare valore alla coerenza che mette in relazione fatti e valori.

A partire dall’innalzamento dei più deboli, di coloro che, come afferma Papa Bergoglio, vivono “fuori dalla città del lavoro” e hanno bisogno di più sindacato (ovviamente adi un sindacato più attento e rigenerato), di più associazione e di più rappresentanza, non di farne a meno, in un deserto di disintermediazione e illusorio e fragile individualismo.

Quel filo teso tra Fiesole e Barbiana Don Milani e il mondo del lavoro. Francesco Lauria (a cura di), Edizioni Lavoro, 2018. Pagg. 230, Euro 16.

Il libro, in uscita nelle librerie a gennaio 2019, è acquistabile sul sito di Edizioni Lavoro: