Un libro a più voci indaga uno dei
fondamenti del messaggio del sacerdote fiorentino e della sua scuola e la sua
eco nel presente.
Molti sono i libri pubblicati, in
particolare negli ultimi due anni, su Don Milani e la sua scuola.
Tra gli importanti contributi
realizzati, ne mancava uno, specifico, sul rapporto tra il priore di Barbiana e
il mondo del lavoro.
E’ questa la chiave di lettura
scelta per il volume: “Quel filo teso tra
Fiesole e Barbiana”, curato da Francesco Lauria, e realizzato grazie alla
collaborazione con la Fondazione don Milani uscito alla fine del 2018 per
Edizioni Lavoro.
Il testo, in oltre duecento
pagine raccoglie, tra gli altri, interventi storici di due capisaldi tra gli
allievi del priore di Barbiana, entrambi purtroppo scomparsi nel 2018: Michele
Gesualdi e Maresco Ballini. L’intero volume è proprio dedicato alla figura di Michele Gesualdi, sindacalista e
fondatore della Fondazione Don Milani, elemento cardine del collegamento tra la
scuola e il sindacato.
Vanno poi ricordate le
testimonianze di altri allievi di Don Milani divenuti, almeno per una parte
della loro vita, sindacalisti: Agostino Burberi, Francuccio Gesualdi, Paolo
Landi, mentre la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan e il direttore
de l’Espresso Marco Damilano firmano la prefazione e la postfazione al volume.
E’ nota la frase di Don Lorenzo
Milani secondo cui il sindacato, insieme all’insegnamento e all’impegno
politico e civile, fosse una delle strade principali che egli insegnava ai
ragazzi per praticare l’amore e dare una finalità alla vita.
Molti allievi del priore di
Barbiana, come testimonia il volume, hanno seguito questo invito, generazioni
di sindacaliste e sindacaliste hanno tratto e tuttora traggono ispirazione
dalle parole e dai gesti del sacerdote fiorentino.
Il testo, a più voci, oltre ai
contributi degli ex allievi divenuti sindacalisti, raccoglie ampie riflessioni
a cavallo tra il commento dei testi di Don Milani, il loro effetto sul sindacato e gli echi
rilevanti sul presente, dei responsabili e degli assistenti del Centro Studi
Cisl di Fiesole (oltre a Lauria, Luigi Lama, Francesco Scrima, Giuseppe Gallo).
Un contributo molto ampio e
ispirante viene poi dato al libro da Sandra Gesualdi di cui il testo ospita due
interventi volti a spiegare in profondità il messaggio di Barbiana e la sua
eredità e da Lauro Seriacopi che va alle radici del messaggio di don Milani con
un saggio dedicato a: “Esperienze Pastorali”.
Vanni poi ricordati i contributi, originali e
preziosi di due sociologi e formatori vicini al sindacato come Bruno Manghi ed
Emidio Pichelan. Completano il volume due ampie interviste curate da Luigi Lama
alla nipote di Don Lorenzo, Flavia Milani Comparetti e a Piero Meucci, figlio di Giampaolo, elemento
di quel poliedrico e plurale “laboratorio fiorentino”, in cui, oltre a Don
Milani, annoveriamo Giorgio La Pira, Ernesto Balducci, David Maria Turoldo e
non solo…
Gran parte delle testimonianze
racconta, da punti di vista diversi, del “filo intrecciato” tra la collina sul
versante Nord di Monte Giovi dove sorgono le case sparse nel bosco di Barbiana
e la scuola per sindacalisti Cisl che si trova non distante, sulla colline che,
da Firenze, portano a Fiesole.
Non si tratta, però, volutamente,
della lettura “cislina” del messaggio di Don Lorenzo Milani che è ascoltato in
tutto il mondo e “resistente” fino ad oggi, proprio per la sua universalità e
che non è certamente confinabile nelle mura di un unico sindacato.
Leggere le pagine di questo libro
è utile per confrontarsi non solo con le esigenti parole di Don Milani, ma per
raccordarle con quelle di Papa Francesco che ha invitato il movimento dei
lavoratori, nel ventunesimo secolo, a riattualizzare due grandi orizzonti,
superando storture e pigrizie: quelli della “profezia e dell’innovazione”.
Se quella vissuta fin dagli anni
cinquanta da Don Milani e dai suoi allievi è una storia preziosa che va
conosciuta e tramandata di riscatto e di impegno, denuncia e testimonianza, mobilitazione
e costruzione paziente, nelle fabbriche di Calenzano come nell’ ”esilio
generativo” di Barbiana, quali sono le sfide oggi per una rappresentanza del
lavoro che, inevitabilmente, deve ridefinirsi e affrontare con coraggio le
sfide del presente?
Se la leva del potere rimane,
ieri come oggi, “influire con la parola e con l’esempio”, su cosa ripartire e,
sotto certi aspetti, rifondare?
Se, come scrive Marco Damilano
nella postfazione, il metodo milaniano, a partire dal valore attribuito al
sapere condiviso per ribaltare le disuguaglianze è tuttora pienamente attuale,
ciò che occorre è una nuova generazione di sindacaliste e sindacalisti che si
muovano nella nostra storia, parlino il linguaggio del nostro tempo e cerchino
di far sentire, collettivamente, la loro voce, in particolare al sempre più
vasto popolo dei “quinto stato” dei non rappresentati.
Solo così, parafrasando le parole
di Michele Gesualdi, potremo ancora “far camminare” il messaggio e la figura di
Don Lorenzo, senza ergerlo su improbabili e sterili altari, ma continuando a
dare valore alla coerenza che mette in relazione fatti e valori.
A partire dall’innalzamento dei
più deboli, di coloro che, come afferma Papa Bergoglio, vivono “fuori dalla
città del lavoro” e hanno bisogno di più sindacato (ovviamente adi un sindacato
più attento e rigenerato), di più associazione e di più rappresentanza, non di
farne a meno, in un deserto di disintermediazione e illusorio e fragile
individualismo.
Quel filo teso tra Fiesole e Barbiana Don Milani e il mondo del lavoro.
Francesco Lauria (a cura di), Edizioni Lavoro, 2018. Pagg. 230, Euro 16.
Il libro, in uscita nelle librerie a
gennaio 2019, è acquistabile sul sito di Edizioni Lavoro: