sabato 16 marzo 2019

SEATTLE, GENOVA, LA MANIFESTAZIONE GLOBALE PER IL CLIMA, DON MILANI, IL LAVORO E IL SINDACATO. Ore 17.30, a Pisa.

Oggi, sarò a Pisa a presentare il libro collettivo che ho avuto l'onore di curare: "Quel filo teso tra Fiesole e Barbiana. Don Milani e il mondo del lavoro".
E' la sesta presentazione del libro, la prima in un circolo Arci (pur se organizzata da un'associazione di ispirazione cristiana, come la Rosa Bianca), la prima con Francesco Gesualdi.
Leggendo i giornali di oggi ho letto due notizie che mi hanno colpito: la condanna della Corte dei Conti ai risarcimenti nei confronti degli ufficiali di polizia coinvolti nella "macelleria" della scuola Diaz a Genova 2001 e le bellissime cronache della manifestazione mondiale degli studenti contro l'inazione della politica e della società rispetto ai cambiamenti climatici.


Rispondeva Gesualdi nel 2009 ad un'intervista sui fatti del 2001.
"Che cosa rese possibile nel 2001 una mobilitazione così vasta e così trasversale a diverse aree politiche e culturali?"
“Il fatto che eravamo pieni di fiducia. Avevamo alle spalle l’esperienza di Seattle, che fu inaspettata un po’ per tutti. A Seattle si era dimostrato che anche con pochi mezzi si poteva inceppare la macchina del potere. In aggiunta in quel periodo avevamo messo in moto un processo di aggregazione: noi come Lilliput, altri su piani diversi. La confluenza di questi due aspetti - il successo di Seatte, l’aggregazione di forze di base - ci diede grande slancio e rese possibile la mobilitazione di Genova. Eravamo anche freschi d’impegno sulle grandi tematiche internazionali, che avevano cominciato a creare scalpore. I nostri temi erano una grande novità”.
"Che cosa ha caratterizzato la mobilitazione di Genova?"
“Direi l’approfondimento. Il G8 in Italia fu l’occasione per chiarire le nostre idee e capire qual era lo sbocco delle nostre azioni: creare una grande forza popolare in grado di sostenere la nostra richiesta di cambiare l’economia mondiale, i rapporti fra Nord e Sud del mondo, la distribuzione dei poteri”.


"Quali furono i limiti di quell’esperienza?"
“Il fatto di avere sottovalutato la reazione che poteva venire dalla forze di polizia e anche i piani del governo Berlusconi sulle nostre manifestazioni. Insomma abbiamo sottovalutato la reazione del potere nelle sue varie espressioni. Un altro limite è stato nell’incapacità di creare legami più stabili e profondi con i grandi movimenti di massa, a cominciare dal sindacato. Ma questa è una responsabilità che condividiamo al 50% con i sindacati stessi: anche loro sono stati sordi ai nostri richiami”.
Concludeva così l'allievo di Don Loreno Milani rispetto alla domanda se un grande movimento potesse rimettersi in moto...
“Sì, penso che possa ripartire, anche se non ci è dato di capire né il come né il quando. Credo che ognuno di noi debba sforzarsi di farlo ripartire. La modificazione degli stili di vita individuali non è assolutamente sufficiente, occorre cambiare i modelli sociali. Perciò è necessario che facciamo partire un processo che rivaluti la progettazione, il pensiero, la strategia, quindi la politica con la p maiuscola. E dobbiamo farlo senza le tentazioni verticistiche dei grandi partiti. Serve un processo che parta dal basso, che sia decentrato, che faccia maturare le scelte nei piccoli gruppi. Ci vuole però una regia, qualcuno che promuova questo percorso. Se riuscissimo a definire una cornice di riferimento, ciascuno potrebbe mantenere la propria autonomia, ma tutti ci troveremmo uniti in un progetto più ampio. Dobbiamo lavorare affinché si ricreino occasioni di aggregazione: è l'elemento che più ci manca”.
Anche di questo parleremo oggi: partendo da una storia e dalla memoria che intreccia Fiesole e Barbiana, Barbiana e Fiesole: una piccola scuola di montagna che ha contribuito a cambiare il mondo dal basso e l'esperienza di massa del sindacato italiano con la sua rilevanza e i suoi limiti. Come nel 1965, nel 1967, nel 1969 ("Potere contro potere"). Ma anche come nel 1999 e nel 2001, come ieri. A partire dall'autonomia dai poteri, anche se molti di noi non hanno più vent'anni ma quaranta e dall'alleanza con una generazione, quella scesa in piazza in tutto il mondo per la difesa del pianeta, che forse poco o nulla sa delle storie precedenti, ma con cui occorre inventare nuovi ponti e nuova Speranza.
Dalle 17.30 a Pisa, al circolo Rinascita.

Nessun commento:

Posta un commento