sabato 30 marzo 2019

Tra Fiesole e Barbiana...

Traccia di intervento per l'incontro tra Fiesole e Barbiana con Arcidiocesi di Torino (Pastorale del Lavoro e Associazioni),  

Centro Studi Cisl, 30 marzo 2019.

Don Milani e il mondo del lavoro

Tra Fiesole e Barbiana...


Perché questo libro

L’idea non del libro, ma di approfondire il messaggio di Don Milani rispetto al sindacato e alla Cisl, nasce nel giugno 2017 dai due momenti che io ricordo nel testo:  

- la preghiera di Papa Francesco sulla tomba prima di Don Primo Mazzolari e poi su quella di Don Milani
- l’incontro con Papa Francesco, la settimana successiva, in occasione del congresso della Cisl.

Scrissi un articoletto su internet sul doppio pellegrinaggio e ricevetti un sms. L’sms raccontava dei primi anni ottanta, quando: “a Barbiana, quasi non saliva più nessuno”. E’ una condizione, quella di quel periodo e di quegli anni che accomuna non solo don Milani e don Mazzolari, ma anche. da vivo, Giuseppe Dossetti e la sua scelta di spostarsi tra “le querce di Montesole” allora dimenticate e piene di rovi..

Di lì è nata la necessità di risalire a Barbiana e l’incontro con la testimonianza e il libro di Michele Gesualdi, “L’esilio di Barbiana”, e, anche a causa della malattia di Michele, con la figlia Sandra.

Tutto il 2018 è stato dedicato a questo a rilanciare e rafforzare il filo teso tra: “Fiesole e Barbiana”, con due mostre presso il Centro Studi: “Barbiana, il silenzio che diventa voce” e: “Gianni e Pierino. La scuola di Lettera a una professoressa”, una serie innumerevole di visite guidate e di confronti, tante salite a Barbiana e uno spettacolo sferzante e spiazzante con cui abbiamo terminato il percorso del corso contrattualisti 2018: “Cammelli a Barbiana”.

Si tratta di un filo che non si è mai spezzato, negli anni dagli anni novanta, infatti tantissimi gruppi sindacali hanno percorso il tragitto di circa un’ora che separa la collina di Fiesole da quella di Barbiana.

Non ci serve un Don Milani, così come non ci serve un Carniti in pillole.

In questo percorso fatto di incontri, testimonianze, interrogativi, Non abbiamo costruito un’icona o, peggio, come stigmatizza bene Don Ciotti nella postfazione al libro di Michele Gesualdi un: “Don Milani in pillole”. L’altro rischio è quello di mitizzare una figura, come quella di Don Milani, senza cogliere il profondo nesso, prima a Calenzano, poi a Barbiana, con il suo “popolo”. Due contesti diversissimi, uno industriale, come quello a cavallo tra Prato e Firenze, uno agricolo, montano, direi, disperso, come quello di Barbiana. Dobbiamo quindi approcciare una figura che si “staglia” come quella di Don Milani e calarla nei contesti sociali (senza dimenticare la sua provenienza familiare e, in particolare, il rapporto con la madre). Una lettera del 1964 al famigerato cardinale Florit chiede un segno di riconoscimento che scalfisca il silenzio e l’indifferenza: “Mi è improvvisamene saltato all’occhio che la santità non è semplice come credevo. Lasciarsi calpestare può essere santo, ma nel calpestare me, voi calpestata anche i miei poveri, li allontanate dalla Chiesa e da Dio… Se lei non mi onora oggi con qualsiasi atto solenne, tutto il mio apostolato apparirà come un fatto privato.”

Don Milani è una grandissima personalità, ha tratti peculiari, alcuni estremamente ruvidi, ma non può essere compreso senza inserire nella fotografie i suoi ragazzi. Mi si consenta: Non mi si può comprendere Don Milani, senza comprendere Agostino, Maresco, Paolo, Michele, Francuccio, Carla, etc.

Alcune immagini indelebili

La prima immagine è abbastanza famosa. L’abbiamo fumettata per renderla ancora più avvolgente, in un kairòs, un tempo opportuno. E’ Don Milani che avanza con i suoi ragazzi. Uno è tenuto per mano, non a caso è il più piccolo. E’ uno dei contributi nel libro di Emidio Pichelan: il quarto stato di Barbiana. I poveri che avanzano insieme. Emidio ha collegato questa fotografia alle spiagge turistiche di Bodrum. Al piccolo Aylan, tre anni appena.

La differenza tra le due fotografie. E’ che Aylan sulla spiaggia, oltre che esanime è solo.

Siamo noi ad averlo lasciato solo. Se sulla fronte di Don Lorenzo con la fotografia scelta del libro possiamo tracciare senza esitazione I care che cosa possiamo scrivere sulle spiagge di Bodrum, di Lampedusa, di Kos?

Nel cammino di Don Lorenzo e dei ragazzi di Barbiana, nella stretta di mano, scrive Pichelan, a partire dalla scuola, dal lavoro, possiamo davvero scorgere una nuova alleanza?

Passerei poi ad un'altra immagine che ho inserito nel libro: la piscina di Barbiana. Una piscina costruita dai ragazzi (Don Lorenzo, stava già male) con qualche incertezza sulle pendenze, volta a liberarsi collettivamente dalla paura.

Una piccola piscina, per chi non aveva mai visto il mare, aveva paura dell’acqua.

Sta qui, nella liberazione collettiva della paura, l’immagine di come è bello il mare, l’oceano a Barbiana.

L’altra immagine che ci voglio proporre è quella dell’Astrolabio.

Abbiamo scelto l’Astrolabio del sociale come simbolo del Premio Pierre Carniti. E’ il simbolo dell’intreccio tra studio e lavoro. Dell’imparare facendo e, grazie a questo, del trovare una direzione, la propria direzione e affermazione.

In questo c’’è poi il grande messaggio di Lettera a una professoressa. Del rapporto tra i “Gianni” e i “Pierini”: “Se si perde loro (i ragazzi più difficili) la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.

Non dimentichiamo, nel cominciare a riflettere sul rapporto tra l’esperienza di Don Milani e della sua scuola, con il sindacato, il ruolo di Lettera a una professoressa nell’ideazione e implementazione di una scuola diversa per adulti: la grande esperienza delle 150 ore per il diritto allo studio.

Altri spunti:

Don Milani e il sindacato. Praticare l’amore, con la politica, il sindacato, la scuola. Immagine di Don Milani in lambretta che incontra Luigi Macario al Centro Studi. L’esperienza del sindacato dei tessili. Michele Gesualdi incontra il sindacato in Germania. Barbiana unica e imitabile. La lettera ai giudici, l’obbedienza non è più una virtù. Il documento dei lavoratori del nuovo Pignone a sostegno dei sacerdoti fiorentini che si erano pronunciati per l’obiezione di coscienza.

Il laboratorio fiorentino: Turoldo, Balducci, La Pira, Benedetto de Cesaris. Un pensiero che coinvolge la Cisl?

Fermento preconciliare: “E’ tempo di costruire: tempo eccezionale della storia della Chiesa. Finisce un’epoca e una nuova sorge” (Giorgio La Pira).

Il ruolo di un’opera come “Esperienze Pastorali”: perché divenne un libro proibito?

Nord e Sud del Mondo: la testimonianza di Francuccio Gesualdi: risolvere i problemi contingenti e gettare le basi per un cambiamento di sistema. I limiti del pianeta, le disuguaglianze. Pensiamo al 1975 a Francuccio in Bangladesh che si accorge di essere nato e vissuto… “dalla parte sbagliata del mondo”.

Lettera ai giudici: “La scuola deve essere per quanto può un profeta, scrutare i “segni dei tempi”, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso.”

L’obbedienza non è più una virtù.
Ponte di Lucianino. Lo sciopero come “arma non violenta”, lo sciopero di solidarietà come strumento per esigere il rispetto dei diritti costituzionali a partire dai più fragili (come il bambino che attraversava i boschi per giungere alla scuola di Barbiana).
Tornando all'oggi: oensiamo alle manifestazioni in tutta Europa dei giovani per il clima. Alle nostre contraddizioni di cittadini, lavoratori, consumatori.

Ai confini della città del lavoro. Quali sfide per il sindacato e le associazioni laicali?

Papa Francesco: il suo monito nel porci come sindacato tra profezia e innovazione.

Stare ai confini della città del lavoro e aprire, rappresentare gli ultimi, coloro che sono ai margini, nel mondo dei frammenti. Si vedano gli interventi di Maresco Ballini e Michele Gesualdi al congresso Cisl del 1969 (Potere contro Potere, tema della sussidiarietà e della “fine” della politica).

Oggi?

Costruire un diverso modello di sviluppo.

Come? Stare dentro il sistema e al tempo stesso spingerlo verso soluzioni alternative.

Noi dobbiamo renderci conto che un mondo diverso è possibile e necessario.

Infine…

Costituzione e Resistenza. Altri punti di riferimento nella scuola di Barbiana.

Stiamo perdendo gli ultimi testimoni.  Stiamo scivolando sui valori fondamentali.  Per questo non dobbiamo mai fermarci, educare, educare ancora.

Un'ultima traccia di lavoro da riscoprire: Pippo Morelli, la formazione trasformativa: reinventare nel tempo di oggi le 150 ore per il diritto allo studio (pensiamo al tema dei migranti e delle nuove tecnologie, ma anche all’analfabetismo di ritorno).

 (Francesco Lauria)

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