mercoledì 13 febbraio 2019

Come cambiare la politica e il sindacato (Conquiste del Lavoro, 7 febbraio 2019)

EDICOLA Fiori
di Elia Fiorillo

Come cambiare la politica e il sindacato
Le ”combinazioni” sono il sale della vita, nel senso che ti mettono difronte a persone, fatti, ricordi, passioni che non avresti mai ipotizzato d'incrociare, di rivedere, d'imbatterti. Una cosa del genere è capitata a chi scrive. Un libro da recensire per una rivista che si porta dietro tanti ricordi ma, contemporaneamente, ti fa riflettere sul futuro. Ti fa immergere nella realtà in cui vivi, facendoti notare le tante contraddizioni che il tran tran quotidiano ti hanno impedito dì vedere. O che per interesse, per comodità, per noia non hai 'voluto' vedere. La pubblicazione, firmata da vari autori, racconta la storia del rapporto tra il 'prete scomodo' Lorenzo Milani e il mondo del lavoro. In particolare tra due realtà, quella di Fiesole, dove ha sede il Centro Studi della Cisl, e quella di Barbiana, luogo dell'esilio di don Lorenzo. E mentre leggi per recensire ti fermi a pensare all'impegno di questo prete che dall'isolamento è riuscito a far sentire la sua voce ad intere generazioni. A motivarle, a spingerle letteralmente verso 'gli altri', tutti gli 'altri'. Nella 'Lettera ad una professoressa', testo scritto dagli allievi del prete dì Barbiana, c'è un passaggio attualissimo: '...uscire da soli dai problemi è l'avarizia, uscirne insieme è la politica'. E, ancora: 'La politica e il sindacato come occasioni da cogliere per se', non mestieri da profitto e carriera, ma servizio agli altri.... In sintesi la politica e il sindacato non come privilegi personali e di pochi, ma quale forza del debole'. In un’epoca tutta basata sull'idea del ”centralismo” cosmico dell'io, dell’arrivismo incondizionato al potere, dei 'fatti miei', il 'servizio' disinteressato agli altri, appunto attraverso la politica ed il sindacato, sembra un anacronismo. Eppure è il solo modo di governare la 'polis', per migliorarla, nell'ottica primaria del 'bene comune'. C'è da rabbrividire nel constatare che la 'pubblicità' è al primo posto negli interessi dei 'politici del cambiamento'. Tutto è improntato a raccogliere consenso partendo dalle viscere del popolo, da sentimenti di rabbia, di odio, d'insofferenza che dovrebbero essere combattuti, attraverso la formazione, proprio dai politici. E la colpa di questo stato di cose non va attribuita solo ed unicamente all'attuale classe dirigente, ma
anche a quei tanti benpensanti (sic), a certe elite culturali che non hanno nessuna intenzione di 'mischiarsi', d'impegnarsi in politica perché la ritengono qualcosa di corrotto, d'inutile. E, invece, la politica e il sindacato sono vitali per il bene di un paese. Certo, l'Italia è cambiata. Il posto di lavoro stabile, quello che t'accompagnava per tutta la vita lavorativa non c'è più. Ci sono i contratti a termine, le partite Iva, il precariato cronico. È sicuramente più complesso di ieri fare sindacato oggi. Ci vuole più formazione per affrontare il sempre più mutevole mondo del lavoro. Il vero rischio del sindacato è 'far finta di niente', pensare di poter operare come ai tempi di don Milani, con l'unica variante dell'aumento degli iscritti tra i pensionati, che diventano la categoria più forte e condizionante del Movimento dei lavoratori. Il numero di adesioni dichiarate è sicuramente importante, ma è più rilevante il peso politico che rivestono certe organizzazioni. Se una volta bastava uno sciopero generale per far cadere un governo, oggi gli effetti non sono più gli stessi. Nel sentire collettivo la forza delle organizzazioni che tutelano i più deboli appare appannata, compromessa dagli interessi personali e di gruppo. Bisogna voltare pagina, facendo tutto il contrario di quello che si sta facendo adesso. Bisogna ricominciare d'accapo avendo bene in mente le mete che si vogliono raggiungere. E se questo lavoro di ricostruzione, nel sindacato e nella politica, farà apparire sotto gli occhi di tutti, nemici ed amici, le debolezze, i giochi di potere, le furbate, i ladrocini, i tentativi scorretti per rimanere a galla, non ci deve preoccupare, anzi ci deve inorgoglirete. Perché stiamo ricostruendo il palazzo della democrazia abbattendo i tanti fabbricati abusivi che per spiccioli interessi erano stati tirati su. No, non c'è proprio più tempo da perdere. Dice Papa Bergoglio: ”Il sindacato nasce e rinasce tutte le volte che... da' voce a chi non c'è l'ha, denuncia il povero 'venduto per un paio di sandali', smaschera i potenti che calpestano i diritti dei lavoratori più fragili, difende la causa dello straniero, degli ultimi, degli 'scarti”.
(Conquiste del Lavoro, 7 febbraio 2019)


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