Aveva 89 anni, è morto a Pistoia (Da Repubblica Firenze del 27 marzo 2020). La video testimonianza di Ezio Palombo ha aperto, insieme ad alcune altre, quasi tutte le presentazioni di "Quel filo teso tra Fiesole e Barbiana".
Foto Archivio Fondazione Don Lorenzo Milani
E' morto all'ospedale di Pistoia, minato da una salute precaria e ora colpito da coronavirus, Ezio Palombo, 89 anni, ex sacerdote amico di don Lorenzo Milani, noto, non solo a Prato, nella cui diocesi ha svolto il suo ministero, come il prete dei poveri e dei ragazzi disagiati. Fu uno dei pochi sacerdoti che ebbero consuetudine e vissero vera amicizia col priore di Barbiana, al quale, nel 1955, si era rivolto perché accogliesse un ragazzo ripetutamente fuggito dall'orfanatrofio Magnolfi di Prato: Michele Gesualdi, allora undicenne, poi diventato sindacalista, uomo politico, presidente della Provincia di Firenze, e per anni, fino alla morte per Sla nel 2018, presidente della Fondazione don Lorenzo Milani. Fu a don Ezio, insomma, che si deve uno degli incontri decisivi della vita del prete 'scomodo', autore di Esperienze Pastorali e Lettera a una professoressa, per il quale Michele e il fratello minore Francuccio, accolto anche lui a Barbiana un paio d'anni dopo, diventarono veri e propri figli adottivi, e i più noti della sua 'figliolanzà barbianese.
Molti anni dopo, già settantenne, don Ezio Palombo entrerà nelle cronache per l'improvviso abbandono dell'abito talare, per amore di una giovane donna da cui avrà poi una figlia e si separerà poco dopo. Una scelta definita dall'allora vescovo di Prato Simoni, che pure gli riconobbe "un passato pieno di meriti", come una "grave ferita al corpo diocesano", ma che don Ezio non rinnegherà mai.
Nato nel '31 a Barberino di Mugello, Palombo era stato parroco in un minuscolo borgo alle pendici della Calvana, Fabio, e nella vicina frazione di Faltugnano, dove, come don Milani, aveva accolto in una casa-famiglia ragazzi in difficoltà e con famiglie problematiche.
Palombo aveva conosciuto don Lorenzo, allora seminarista, nella chiesa di Santa Lucia al Prato, dove era sfollato con la famiglia durante la guerra, e l'amicizia era proseguita negli anni, insieme ad una frequente corrispondenza. E fu proprio a don Palombo che, quando fu trasferito da Calenzano a Barbiana sull'onda delle polemiche suscitate da Esperienze Pastorali, il priore affidò la confessione dei 'suoì ragazzi di Calenzano, dimostrando così di considerare molto affine al proprio lo stile pastorale del più giovane collega: "In qualunque posto ti mettano", gli scrisse don Milani nel novembre del '54, "vedi di conservarmi un orario costante e severo in modo che io possa indirizzarvi per la confessione tutti quei miei ragazzi che avessero difficoltà a confessarsi qui...".
"Don Ezio", come tutti continueranno a chiamarlo, resterà sempre legato alla famiglia di Michele e Francuccio Gesualdi, e quando Michele, gravemente malato, scriverà una lettera al Parlamento per sollecitare una legge sul testamento biologico, si dichiarerà subito solidale con lui: "Bravo", gli scrive, "condivido il tuo appello, anch'io ho depositato il mio testamento...". E soltanto poche settimane fa, "forse sentendo avvicinarsi la fine", aveva chiesto a Sandra Gesualdi, figlia di Michele, di portarlo a Barbiana, dove non era più stato da decenni. "E' stato un momento emozionante, gli brillavano gli occhi", dice Sandra, che su Facebook ha pubblicato una sua foto con don Ezio nell'officina della canonica.
E Sandra Gesualdi ha riportato anche questo stralcio di una lettera di Don Lorenzo Milani a Ezio:
"Caro Ezio [...] ecco dunque l'unica cosa decente che ci resta da fare: stare in alto (cioè in grazia di Dio), mirare in alto (per noi e per gli altri) e sfottere crudelmente non chi è in basso, ma chi mira in basso. Rinfacciargli ogni giorno la sua vuotezza, la sua miseria, la sua inutilità, la sua incoerenza [...]", Don Lorenzo Milani dalle Lettere
Molti anni dopo, già settantenne, don Ezio Palombo entrerà nelle cronache per l'improvviso abbandono dell'abito talare, per amore di una giovane donna da cui avrà poi una figlia e si separerà poco dopo. Una scelta definita dall'allora vescovo di Prato Simoni, che pure gli riconobbe "un passato pieno di meriti", come una "grave ferita al corpo diocesano", ma che don Ezio non rinnegherà mai.
Nato nel '31 a Barberino di Mugello, Palombo era stato parroco in un minuscolo borgo alle pendici della Calvana, Fabio, e nella vicina frazione di Faltugnano, dove, come don Milani, aveva accolto in una casa-famiglia ragazzi in difficoltà e con famiglie problematiche.
Palombo aveva conosciuto don Lorenzo, allora seminarista, nella chiesa di Santa Lucia al Prato, dove era sfollato con la famiglia durante la guerra, e l'amicizia era proseguita negli anni, insieme ad una frequente corrispondenza. E fu proprio a don Palombo che, quando fu trasferito da Calenzano a Barbiana sull'onda delle polemiche suscitate da Esperienze Pastorali, il priore affidò la confessione dei 'suoì ragazzi di Calenzano, dimostrando così di considerare molto affine al proprio lo stile pastorale del più giovane collega: "In qualunque posto ti mettano", gli scrisse don Milani nel novembre del '54, "vedi di conservarmi un orario costante e severo in modo che io possa indirizzarvi per la confessione tutti quei miei ragazzi che avessero difficoltà a confessarsi qui...".
"Don Ezio", come tutti continueranno a chiamarlo, resterà sempre legato alla famiglia di Michele e Francuccio Gesualdi, e quando Michele, gravemente malato, scriverà una lettera al Parlamento per sollecitare una legge sul testamento biologico, si dichiarerà subito solidale con lui: "Bravo", gli scrive, "condivido il tuo appello, anch'io ho depositato il mio testamento...". E soltanto poche settimane fa, "forse sentendo avvicinarsi la fine", aveva chiesto a Sandra Gesualdi, figlia di Michele, di portarlo a Barbiana, dove non era più stato da decenni. "E' stato un momento emozionante, gli brillavano gli occhi", dice Sandra, che su Facebook ha pubblicato una sua foto con don Ezio nell'officina della canonica.
E Sandra Gesualdi ha riportato anche questo stralcio di una lettera di Don Lorenzo Milani a Ezio:
"Caro Ezio [...] ecco dunque l'unica cosa decente che ci resta da fare: stare in alto (cioè in grazia di Dio), mirare in alto (per noi e per gli altri) e sfottere crudelmente non chi è in basso, ma chi mira in basso. Rinfacciargli ogni giorno la sua vuotezza, la sua miseria, la sua inutilità, la sua incoerenza [...]", Don Lorenzo Milani dalle Lettere
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