"Sono sazi gli alberi del Signore,
i cedri del Libano da lui piantati".
(Salmo, 104, 16)
Scrivo queste, per me, poche parole con un grosso, grosso nodo alla gola, senza perdere la Speranza.
Dopo circa venti anni (quasi metà della mia vita) ho deciso, inderogabilmente e con molto dolore, direi persino fisico, di lasciare la mia militanza e appartenenza Cisl.
Come hanno scritto Giuseppe Mattei e Walter Montagnoli in: "Il coraggio di volare", fu alla FARGAS, durante una lunga e dura occupazione di fabbrica, che l'indimenticabile futuro segretario generale Cisl Pierre Carniti raccontò la parabola del calabrone, il quale, secondo tutte le leggi della fisica, non era in grado di volare; ma il calabrone contestava e superava quelle leggi, semplicemente volando.
Quel calabrone rappresentava per Carniti e per i militanti e le militanti, il sindacato, in primis la Fim, ma, inevitabilmente, anche la Cisl.
Forse sono cieco io, ma quel volo io oggi non lo vedo, non lo incontro più.
Le ali mi appaiono cariche di piombo.
Un volo perduto, ubriacato dalla "pubblicità" del successo e dall'ordinarietà che riduce desiderio, creatività, novità, invenzione, come un appetito da saziare il più velocemente possibile.
Tutto ciò è vero per i singoli, ma ancor più per la collettività della comunità, non più educante, del sindacato: si procede per sè e la progettualità comune è contaminata dall'arrivismo e dalla prevaricazione, non solo gerarchica.
Se pensiamo di volare, non voliamo, se pensiamo di realizzare la nostra vita, "cercare un fine, praticare l'amore" (Don Lorenzo Milani) non facciamo altro che darci, invece, in pasto: "a una potenza sconosciuta che si disinteressa completamente di noi e della nostra e altrui felicità".
Di qui un vuoto che non è spazio condivisibile di opportunità, ma spreco e accecante disprezzo dell'esistere.
Maria Zambrano, grande filosofa spagnola del Novecento, scrive che: "si può morire pur rimanendo vivi; si muore in molti modi; in certe malattie, nella morte del prossimo e, ancor di più, nella morte di ciò che si ama e nella solitudine prodotta dalla totale incomprensione, dall'assenza di possibilità di confessarsi, quando a nessuno possiamo raccontare la nostra storia."
Succede però, a un certo punto, rubo il titolo di un libro bellissimo, dissetante del poeta Franco Arminio e di padre Guidalberto Bormolini di: "accorgersi di essere vivi".
Ed è, allora, tempo di nuovi sguardi, nuovi occhi, nuovi volti, nuovi colori, nuove note, nuovi accordi.
E' tempo, opportuno, di dialogo e di ascolto.
Sarà presto anche tempo di silenzio rigenerativo.
E' tempo, ancora, tra terra e cielo, tra cielo e terra, di volare, di continuare, da calabroni, a contestare, smascherare le false leggi dell'opportunismo e del capitalismo della crescita infinita. Un capitalismo di guerra che uccide l'umanità.
Ringrazio la Cisl per quello che, ed è davvero tanto, mi ha donato.
Ringrazio le centinaia di volti che ho nel cuore; per merito della Cisl, soprattutto nella formazione sindacale, ho potuto, in tanti istanti immensi, "sentire la Vita".
Ringrazio una dirigente sindacale, non a caso proveniente dalla terra e dai cieli di San Francesco (e di elezione di Pierre...) che, proprio ieri sera, solo con l'ascolto e con il dialogo, mi ha: "tirato su dal pozzo"
E continuo a sognare, a ricercare la libertà di provare a volare.
Da sveglio però, proprio come ci indicava, o meglio suggeriva, Pierre.
"Continuiamo in ciò che è giusto".
"Io ci Credo ancora": https://www.youtube.com/watch?v=2cXI6sv4qWg&list=RD2cXI6sv4qWg&start_radio=1
Francesco Lauria

Nessun commento:
Posta un commento