martedì 7 ottobre 2025

IO E LA CISL: IL MAZZO DI FIORI E LA “MONTAGNA DI MERDA”. IL SILENZIO


Un importante ex dirigente cislino che, in anni recenti, ha ricoperto incarichi apicali a livello nazionale, (ma che ha poi riscontrato, ed io ne sono testimone diretto, anche la durezza spietata dell’organizzazione) mi ha recentemente chiesto, con intento bonario ed affettuoso :

“beh, che ti aspettavi che la Cisl ti mandasse un mazzo di fiori?”

No, oggettivamente non me lo aspettavo e, tra l’altro, non ne sono particolarmente amante.

Devo anche dire che la lettura delle 54 (cinquantaquattro…) pagine di nuove contestazioni disciplinari ricevute nella giornata di ieri non mi ha particolarmente impressionato (se non per un’unica eccezione) anche perché si trattava, tranne per quel caso, di miei articoli, pensieri, profondi convincimenti, in alcuni casi, di fatti, pur contestati dalla Cisl, che sono sideralmente acclarati e documentati.

Non mi ha nemmeno impressionato la minaccia di azioni penali e civili nei miei confronti è, oggettivamente vero che io stesso da alcune settimane non faccio altro che paventare (e in parte attuare), nei confronti della Cisl e di alcuni suoi dirigenti, ovviamente in forma principalmente difensiva, azioni associative, giuslavoristiche, civili, penali, risarcitorie e, in alcuni casi, anche di tutela della sicurezza personale.

In realtà, fino ad oggi, a parte tredici (in alcuni casi reiterati) ricorsi ai probiviri confederali, ho depositato una sola querela, lo scorso 18 agosto, nei confronti del Presidente di Sindnova e consulente della segreteria generale Cisl, Claudio Arlati.

L’ho fatto perché davvero impressionato, dalla sequenza, a mio parere indubitabilmente criminosa, nei miei confronti delle menzogne (e in alcuni casi di potenziali calunnie) da parte di Arlati stesso, tanto che ho, ipotizzato (e sono puntualmente stato disciplinarmente contestato per questo) la presenza, in giro per la Cisl, di uno “pseudo Arlati”.

Un po’ perché il formatore romagnolo assomma ultimamente una quantità di ruoli e di cariche davvero inumana e un po’ perché, avendo conosciuto e apprezzato molto Claudio in precedenza, sono rimasto esterrefatto dalle azioni, ripeto, a mio parere indubitabilmente criminose, da lui poste in essere.

Ho depositato, poi, alcune diffide, principalmente a Roberta Roncone e al direttore di Edizioni Lavoro Andrea Benvenuti (dovrò e vorrò dimostrare, in tribunale, tutte, ma proprio tutte, le mie affermazioni nei suoi confronti).

Fino ad oggi ho solo contestato le diffide legali ricevute, ad esempio, dai segretari Sauro Rossi (una), Ignazio Ganga (due, con ipotesi di astronomiche richieste di danni economici a seguito della “macchia” ad una carriera sindacale quarantennale, secondo Ganga stesso, di massimo livello) e da Marco Lai, mio superiore diretto e direttore del Centro Studi di Firenze.

Non dimentico poi le lettere riconducibili a plurimi avvocati trasmessemi a seguito del caso, complesso, “Alessandro Potenza vs libri e cultura”, che, in un primo momento sembravano ascrivibili alla Cisl, ma che poi, il duo Spaggiari Battista, ha ascritto all’iniziativa individuale del Potenza stesso, peraltro “mai annunciata e concordata”.

Ho, peraltro io, come loro, nella mia disponibilità la registrazione del nostro incontro conciliatorio del 1 agosto, registrazione da cui sono state tratte queste considerazioni. La loro proditoria azione (io non ho usato alcun dossieraggio) renderà probabilmente nullo qualsiasi provvedimento relativo alle mie numerose delle mie successive contestazioni disciplinari.

Potrei, sono molto stanco e stressato, dimenticare qualcosa.

Una (persona) non posso, e non potrò mai, fino a che avrò respiro, dimenticarla: Roberta Roncone.

Ho già detto molto in materia e, peraltro, si tratta, in assoluto di uno dei miei articoli meno commentati e riscontrati, ma più letti: https://fiesolebarbiana.blogspot.com/2025/10/gli-insindacabili-cisl-n5-roberta.html

Dalla (nuova) contestazione disciplinare Cisl di ieri (alla faccia della privacy!) vengo a sapere che l’attuale consulente del segretario generale Fnp Cisl Roberto Pezzani, ha presentato non una, ma sostanzialmente due querele nei miei confronti.

Questo dopo il dossieraggio, la diffamazione, la calunnia e un comportamento assolutamente incoerente (mi ha infatti chiamato e scritto messaggi premurosi DOPO la fantomatica telefonata “molestatrice” dello scorso agosto. Tutto è nella mia disponibilità).

Nel caso della consulente di Pezzani è ancor più manifesta la sfrontatezza che trasuda l’arroganza di chi si sente impunibile, “insindacabile” e che può scatenare, senza alcuna conseguenza, anzi venendo supportati e “usati” una: “montagna di merda”.

Uso una frase (pur non completa, ma direi, in questa forma, perfetta) di Peppino Impastato.

D’altronde è evidente che un personaggio che asserisce di essere sensibile alla violenza sulle donne e si rapporta con presunti molestatori (ho le prove) ignorando, completamente, le vittime e usando in maniera davvero bieca (e superflua, perché nulla aggiungeva alla sua ridicola querela) la figlia di quattro anni, meriti una risposta, a tutela della collettività, che deve essere il più dura possibile e che tale, in tempi brevissimi, sarà.

Al di là dei casi meramente criminali (ma che dovranno, necessariamente, essere vagliati anche dal punto di vista dei probiviri, civili e risarcitori, oltre che di tutela della sicurezza personale) vorrei allargare lo sguardo dalle singole persone, dai singoli dirigenti e funzionari (uso non a caso la più stretta definizione cgiellina, non concedendo l’onore della parola cislina “operatori”) ad una riflessione più generale, antropologica, sindacale e politica.

In queste settimane sono stato contattato da decine e decine di persone: chi ha fatto causa alla Cisl e alle sue categorie, chi è stato fatto oggetto di decine e decine di minacce anonime (ma un’idea sulla provenienza delle minacce stesse la ha…), chi mi ha proposto dossier dettagliatissimi sulle presunte nefandezze avvenute nei territori, nelle categorie, nei servizi, nelle associazioni, a livello confederale.

E chi più ne ha, più ne metta.

Io, però, anche se avviene l'opposto, non sono per nulla interessato a dossieraggi (firmati od anonimi) sulla Cisl.

Quello che mi sembra politicamente, sindacalmente, oltre che, umanamente rilevante è che persone, strutture con le quali ho collaborato, più che proficuamente per venti anni, sono completamente scomparse.

Sono per loro: un “uomo morto”.

Da chi mi dice, tranquillamente, Francesco non posso supportarti in alcun modo, io devo: “mantenere i figli all’Università”, a chi bolla la mia più che decennale (e pagata profumatamente ogni santi mese) iscrizione alla categoria come: “pro forma”, a chi proprio scompare senza lasciare traccia, in una volgare voragine di gelida miseria.


Tantissime persone, cislini, mi dicono poi: “te la sei cercata, dovevi e dovrai aspettarti questo ed altro…”

Non pretendo di non aver commesso errori e non mi ritengo infallibile, ma quello che più mi fa male non sono le critiche e gli ammonimenti in buona fede, ma l'assoluta assuefazione alla: “banalità del male”.

La totale eliminazione degli spazi di democrazia, spirito critico, tutela associativa, dialettica tra maggioranza e minoranza, sembra ormai essere un apriori della Cisl, in ogni sua articolazione, lo si vede e legge, plasticamente, dai miei due provvedimenti disciplinari (il secondo più del primo…)

Sembra che occorra, insomma, dare un segnale, un colpo durissimo da parte di Via Po, che sia di, ulteriore, insegnamento e monito per tutti e per tutte.

D’altronde, come spiegava bene un manifesto della Cisl degli anni Settanta, credo a Torino: “se scoprono che mi piace pensare, passo un guaio”.

Come spiegavo ieri sera ad una vittima che ha avuto conseguenze sulla salute delle azioni (e inazioni) della Cisl molto più gravi delle mie, io non mi fermerò.

Da sempre, infatti, ritengo la contraddizione tra fatti e valori una: “questione personale”.

E, lo ammetto, ho voglia di combattere, fino in fondo, una battaglia che è di amore, non di odio per la Cisl.

Schiverò le montagne di merda (anche e soprattutto quelle prodotte dalla dottoressa Roberta Roncone, in sinergia con Daniele Fippi e la segreteria confederale, e continuerò a credere, con Don Lorenzo Milani, che fare, essere Cisl (o sindacato in generale…) sia un modo, indubitabile, di: “praticare l’Amore e dare un senso alla Vita”.

Non solo la propria.

Anche quella degli altri.

Francesco Lauria

P.S.1 Ci tengo a precisare che mio figlio Jacopo, che, pur con gli occhi di un quattordicenne, ha condiviso con me tutte le più recenti traversie, anche quando abbiamo camminato insieme verso Santiago, mi ha autorizzato a pubblicare la nostra foto, tratta da un vecchio corteo del primo maggio a Pistoia. Ormai io non riesco a tenerlo più in braccio, ma è più facile, in questo periodo, che, almeno metaforicamente, sia lui a tenere in braccio me!

PS.2 Alla Cisl pisa, invece, non ho chiesto nulla. Chissà se, dopo la contestazione disciplinare del calcetto, arriva quella della torta. Sinceramente non mi stupirebbe. Per nulla.

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