Un importante ex dirigente cislino che, in anni recenti, ha ricoperto incarichi apicali a livello nazionale, (ma che ha poi riscontrato, ed io ne sono testimone diretto, anche la durezza spietata dell’organizzazione) mi ha recentemente chiesto, con intento bonario ed affettuoso :
“beh, che ti aspettavi che la Cisl ti mandasse un mazzo di fiori?”
No, oggettivamente non me lo aspettavo e, tra l’altro, non
ne sono particolarmente amante.
Devo anche dire che la lettura delle 54 (cinquantaquattro…) pagine
di nuove contestazioni disciplinari ricevute nella giornata di ieri non mi ha
particolarmente impressionato (se non per un’unica eccezione) anche perché si
trattava, tranne per quel caso, di miei articoli, pensieri, profondi convincimenti,
in alcuni casi, di fatti, pur contestati dalla Cisl, che sono sideralmente acclarati
e documentati.
Non mi ha nemmeno impressionato la minaccia di azioni penali
e civili nei miei confronti è, oggettivamente vero che io stesso da alcune
settimane non faccio altro che paventare (e in parte attuare), nei confronti
della Cisl e di alcuni suoi dirigenti, ovviamente in forma principalmente
difensiva, azioni associative, giuslavoristiche, civili, penali, risarcitorie
e, in alcuni casi, anche di tutela della sicurezza personale.
In realtà, fino ad oggi, a parte tredici (in alcuni casi
reiterati) ricorsi ai probiviri confederali, ho depositato una sola querela, lo
scorso 18 agosto, nei confronti del Presidente di Sindnova e consulente della
segreteria generale Cisl, Claudio Arlati.
L’ho fatto perché davvero impressionato, dalla sequenza, a
mio parere indubitabilmente criminosa, nei miei confronti delle menzogne (e in
alcuni casi di potenziali calunnie) da parte di Arlati stesso, tanto che ho,
ipotizzato (e sono puntualmente stato disciplinarmente contestato per questo)
la presenza, in giro per la Cisl, di uno “pseudo Arlati”.
Un po’ perché il formatore romagnolo assomma ultimamente una
quantità di ruoli e di cariche davvero inumana e un po’ perché, avendo
conosciuto e apprezzato molto Claudio in precedenza, sono rimasto esterrefatto
dalle azioni, ripeto, a mio parere indubitabilmente criminose, da lui poste in
essere.
Ho depositato, poi, alcune diffide, principalmente a Roberta
Roncone e al direttore di Edizioni Lavoro Andrea Benvenuti (dovrò e vorrò
dimostrare, in tribunale, tutte, ma proprio tutte, le mie affermazioni nei suoi confronti).
Fino ad oggi ho solo contestato le diffide legali ricevute,
ad esempio, dai segretari Sauro Rossi (una), Ignazio Ganga (due, con ipotesi di
astronomiche richieste di danni economici a seguito della “macchia” ad una
carriera sindacale quarantennale, secondo Ganga stesso, di massimo livello) e
da Marco Lai, mio superiore diretto e direttore del Centro Studi di Firenze.
Non dimentico poi le lettere riconducibili a plurimi
avvocati trasmessemi a seguito del caso, complesso, “Alessandro Potenza vs
libri e cultura”, che, in un primo momento sembravano ascrivibili alla Cisl, ma
che poi, il duo Spaggiari Battista, ha ascritto all’iniziativa individuale del
Potenza stesso, peraltro “mai annunciata e concordata”.
Ho, peraltro io, come loro, nella mia disponibilità la registrazione
del nostro incontro conciliatorio del 1 agosto, registrazione da cui sono state
tratte queste considerazioni. La loro proditoria azione (io non ho usato alcun
dossieraggio) renderà probabilmente nullo qualsiasi provvedimento relativo alle
mie numerose delle mie successive contestazioni disciplinari.
Potrei, sono molto stanco e stressato, dimenticare qualcosa.
Una (persona) non posso, e non potrò mai, fino a che avrò
respiro, dimenticarla: Roberta Roncone.
Ho già detto molto in materia e, peraltro, si tratta, in
assoluto di uno dei miei articoli meno commentati e riscontrati, ma più letti: https://fiesolebarbiana.blogspot.com/2025/10/gli-insindacabili-cisl-n5-roberta.html
Dalla (nuova) contestazione disciplinare Cisl di ieri (alla
faccia della privacy!) vengo a sapere che l’attuale consulente del segretario
generale Fnp Cisl Roberto Pezzani, ha presentato non una, ma sostanzialmente
due querele nei miei confronti.
Questo dopo il dossieraggio, la diffamazione, la calunnia e
un comportamento assolutamente incoerente (mi ha infatti chiamato e scritto
messaggi premurosi DOPO la fantomatica telefonata “molestatrice” dello scorso agosto.
Tutto è nella mia disponibilità).
Nel caso della consulente di Pezzani è ancor più manifesta
la sfrontatezza che trasuda l’arroganza di chi si sente impunibile, “insindacabile”
e che può scatenare, senza alcuna conseguenza, anzi venendo supportati e “usati”
una: “montagna di merda”.
Uso una frase (pur non completa, ma direi, in questa forma, perfetta)
di Peppino Impastato.
D’altronde è evidente che un personaggio che asserisce di
essere sensibile alla violenza sulle donne e si rapporta con presunti
molestatori (ho le prove) ignorando, completamente, le vittime e usando in maniera
davvero bieca (e superflua, perché nulla aggiungeva alla sua ridicola querela)
la figlia di quattro anni, meriti una risposta, a tutela della collettività, che
deve essere il più dura possibile e che tale, in tempi brevissimi, sarà.
Al di là dei casi meramente criminali (ma che dovranno,
necessariamente, essere vagliati anche dal punto di vista dei probiviri, civili
e risarcitori, oltre che di tutela della sicurezza personale) vorrei allargare
lo sguardo dalle singole persone, dai singoli dirigenti e funzionari (uso non a
caso la più stretta definizione cgiellina, non concedendo l’onore della parola
cislina “operatori”) ad una riflessione più generale, antropologica, sindacale
e politica.
In queste settimane sono stato contattato da decine e decine
di persone: chi ha fatto causa alla Cisl e alle sue categorie, chi è stato
fatto oggetto di decine e decine di minacce anonime (ma un’idea sulla
provenienza delle minacce stesse la ha…), chi mi ha proposto dossier dettagliatissimi
sulle presunte nefandezze avvenute nei territori, nelle categorie, nei servizi,
nelle associazioni, a livello confederale.
E chi più ne ha, più ne metta.
Io, però, anche se avviene l'opposto, non sono per nulla
interessato a dossieraggi (firmati od anonimi) sulla Cisl.
Quello che mi sembra politicamente, sindacalmente, oltre
che, umanamente rilevante è che persone, strutture con le quali ho collaborato,
più che proficuamente per venti anni, sono completamente scomparse.
Sono per loro: un “uomo morto”.
Da chi mi dice, tranquillamente, Francesco non posso
supportarti in alcun modo, io devo: “mantenere i figli all’Università”, a chi bolla
la mia più che decennale (e pagata profumatamente ogni santi mese) iscrizione alla categoria come: “pro
forma”, a chi proprio scompare senza lasciare traccia, in una volgare voragine
di gelida miseria.
Tantissime persone, cislini, mi dicono poi: “te la sei
cercata, dovevi e dovrai aspettarti questo ed altro…”
Non pretendo di non aver commesso errori e non mi ritengo
infallibile, ma quello che più mi fa male non sono le critiche e gli
ammonimenti in buona fede, ma l'assoluta assuefazione alla: “banalità del male”.
La totale eliminazione degli spazi di democrazia, spirito
critico, tutela associativa, dialettica tra maggioranza e minoranza, sembra
ormai essere un apriori della Cisl, in ogni sua articolazione, lo si vede e
legge, plasticamente, dai miei due provvedimenti disciplinari (il secondo più
del primo…)
Sembra che occorra, insomma, dare un segnale, un colpo durissimo
da parte di Via Po, che sia di, ulteriore, insegnamento e monito per tutti e
per tutte.
D’altronde, come spiegava bene un manifesto della Cisl degli
anni Settanta, credo a Torino: “se scoprono che mi piace pensare, passo un guaio”.
Come spiegavo ieri sera ad una vittima che ha avuto conseguenze
sulla salute delle azioni (e inazioni) della Cisl molto più gravi delle mie, io
non mi fermerò.
Da sempre, infatti, ritengo la contraddizione tra fatti e
valori una: “questione personale”.
E, lo ammetto, ho voglia di combattere, fino in fondo, una
battaglia che è di amore, non di odio per la Cisl.
Schiverò le montagne di merda (anche e soprattutto quelle
prodotte dalla dottoressa Roberta Roncone, in sinergia con Daniele Fippi e la segreteria confederale, e continuerò a credere, con Don
Lorenzo Milani, che fare, essere Cisl (o sindacato in generale…) sia un modo,
indubitabile, di: “praticare l’Amore e dare un senso alla Vita”.
Non solo la propria.
Anche quella degli altri.
Francesco Lauria
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