lunedì 17 novembre 2025

MALESANGUE: STORIE OPERAIE E FORMATIVE CHE SI "FANNO STORIA", TRA TARANTO E FIRENZE.

Oggi, ho dovuto preannunciare, tramite la mia avvocatessa, gravi e nuove azioni legali nei confronti di Unitas, della Cisl e del Centro Studi di Firenze, a seguito di una vicenda davvero incredibile (e per me dolorosissima) che aggiunge sale a ferite ancora lancinanti e fresche.

Pensavo, infatti, di aver visto già tutto il possibile (rispetto a mie e ad altrui vicende, poichè stiamo parlando del "Caso Cisl" e non del "Caso Lauria") e non appena avrò formalizzato le denunce (al plurale e in sedi plurime), scenderò, come sempre, nel dettaglio.

Proprio mentre questa mattina ero in attesa nello studio della mia avvocatessa, ho proseguito la lettura di un libro interessantissimo e che consiglio davvero a tutti/e: "Malesangue. Storia di un operaio all'Ilva di Taranto.", pubblicato, quest'anno, da Edizioni Alegre.

L'autore del volume è Raffaele Cataldi, nato a Taranto nel 1971, operaio dell'Ilva dal 1997, allenatore di portieri di calcio e ultras della squadra della sua città. E' stato un militante sindacale per poi fondare, insieme ad altri, il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti che organizza da oltre venti anni il primo maggio alternativo nella città pugliese.

Raffaele racconta:

"Cinzia, mia moglie mi chiama al telefono della postazione Linea a Caldo. L'operatore mi cerca all'interfono: "Cataldi alla Linea a Caldo, Cataldi alla Linea a Caldo!".

Arrivato sul posto, Domenico, un operaio anziano che veniva da Gioia del Colle, mi disse che mi volevano al telefono. Presi la cornetta nera e dall'altra parte del cavo sentii Cinzia, in lacrime, che mi diceva che stavano ricoverando nostro figlio, diventato cianotico, nel reparto prematuri e che lo avrebbero messo in incubatrice.

Ero nel panico, non capivo più niente. Dalla postazione della Linea a Caldo, chiamai all'interfono il leader, che faceva le funzioni del capo squadra, il sottoposto del capo turno, solitamente un operaio aziendalista che conosceva e poteva occupare tutte le postazioni.

Noi con contratto di formazione avevamo rapporti più con lui che col capo turno, anche perchè era lui che veniva a chiederti di fare ore di straordinario o di anticipare il turno di notte.

Attesi invano per più di un quarto d'ora un risposta all'interfono. Poi, spinto dai colleghi, dalla rabbia e dalla preoccupazione per quello che stava succedendo a Mattia, mi diressi sopra il gabbiotto del capo turno, dove vidi il capetto, "u firrar", seduto al computer a controllare la produzione.

Bussai ed entrai, gli chiesi cosa avesse detto il capo turno e se ero autorizzato ad andare via. Lui, con sguardo cattivo e arroganza, mi risposte che non sarei potuto andare via, che non c'erano mezzi e che mancavano appena tre ore alla fine del turno: tanto la situazione di mio figlio non sarebbe cambiata.

Mi sentii pietrificato (...)"

Per sapere come questa vicenda (e tantissime altre all'Ilva di Taranto) andò a finire, occorre che compriate Malesangue (che sta, proprio, per: "sangue cattivo").

Non voglio paragonare la mia vicenda a quella di Raffaele (anche se...), ma, devo dire, sinceramente che (lo spiegherò meglio nei prossimi giorni, nei dettagli) scorgo una matrice, una miseria, un gorgo, una vergognosa, scandalosa attitudine datoriale comuni.

D'altronde, a Taranto, più o meno in quegli anni le relazioni amicali, a mio parere parecchio ambigue e inquinanti, tra i vertici Cisl (Daniela Fumarola) e quelli Ilva (Girolamo Archinà) sono ormai certificate nella pietra, nelle registrazioni e nelle rassegne stampa (di destra e di sinistra)...

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/02/12/chi-e-daniela-fumarola-nuova-leader-cisl-intercettazioni-ilva-riva/7874718/

https://www.ilgiornale.it/news/interni/i-favori-imbarazzanti-dei-sindacati-allilva-859906.html

Anche io, come Raffaele, sono stato seduto di fianco ad una finestra, guardando una manciata di foglietti sul tavolo. Anzi erano loro a guardare me, proprio come racconta, nel suo caso, Raffaele.

Questi foglietti, questi volti, questi sogni, queste ferite mi chiedono, ci chiedono di: "prendere forma, di diventare racconto".

"Storie che si fanno Storia"...

Non è per nulla giusto scegliere tra lavoro e coscienza, così come non si può scegliere tra lavoro e ambiente, tra sindacato e salute.

A Firenze, come a Taranto, come in ogni luogo e in ogni tempo, e non solo perchè cito due città cardini, in passato, della formazione sindacale nazionale della Cisl.

 

Francesco Lauria

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