Oggi è l'ultimo giorno di lavoro, nel Dipartimento Internazionale della Cisl confederale di Giuseppe "Beppe" Iuliano.
Non è un giorno qualsiasi, sappiatelo.
Come ha ricordato nella sua bella lettera di saluto (che ha avuto l'attenzione di inviarmi, essendo io stato cancellato da tutti i canali interni alla Cisl) Beppe ha avuto il "privilegio" di cominciare a lavorare per la Cisl di Pierre Carniti ed Emilio Gabaglio, due autentici visionari, che avevano proiettato il sindacato italiano sugli scenari internazionali come un attore importante, un soggetto che grazie alla sua “autonomia ” è stato capace di esprimere una “diplomazia parallela” in grado di ottenere spesso risultati che la diplomazia ufficiale, per la dipendenza dalle istituzioni, dai governi e dalla politica in generale, non poteva raggiungere.
Colpisce il fatto che tutti i responsabili internazionali della Cisl prima di Beppe, fino a Luigi Cal, e, immediatamente quello successivo, Andrea Mone, siano stati cooptati o eletti direttamente nel Consiglio Generale della Cisl.
Beppe no, ed è, sinceramente, una ingiustizia profonda, quasi incredibile, pur se legata anche a una serie di coincidenza sfortunate.
Proprio per questo Beppe ha scritto pubblicamente che ricorderà sempre con gratitudine Savino Pezzotta che lo invitò, unica occasione della vita, a parlare ai membri del Consiglio Generale Cisl convocato a Torino per una riunione straordinaria nel 2001, subito dopo l’attacco alle Torri Gemelle di New York…
Un momento altissimo in cui Beppe sottolineò il ruolo fondamentale del sindacato nel movimento della nonviolenza, il “dna” identificativo della sua storia e il significato profondo della sua esistenza come strumento di tutela e affermazione dei diritti dei più deboli con le uniche “armi” delle parole, della negoziazione, della pazienza, dello sciopero, della resilienza, della solidarietà.
Le parole e lo sguardo, gli occhi profondi di Beppe mi hanno fatto venire in mente altri occhi, un altro sguardo, altre simili parole, rivolte a me che, notoriamente, sono una persona portata al conflitto:
"Chiediamoci: ma l'altro come sta, davvero, dentro?
Cosa lo muove, cosa sente, cosa vive?!
ll dialogo é il primo strumento di pace che abbiamo a disposizione; (...); non c'è tempo per odiare; chi è umile é ricco; chiedersi sempre il perché delle cose; la violenza è debolezza; la verità ha un prezzo; la coerenza è di pochi onesti; c’è un tempo per far sentire la propria voce e uno per tacere; ci vuole un misurato giudizio, e tanto altro…"
Non posso, tra i tantissimi, non ricordare un evento che ci ha legato profondamente, pur in una non totale consonanza delle nostre opinioni e cioè, ovviamente, la lettera aperte che, a titolo personale, Beppe ha scritto alla segretaria generale Cisl Daniela Fumarola e all'intera segreteria confederale.
Il titolo della lettera cui faccio eco oggi era, semplicemente, "Francesco..."
Beppe iniziava il testo così: "Non posso restare in silenzio. Sono certo che mi comprenderete".
Il testo della lettera non era, a differenza di altri, in alcun modo concordato con me, Beppe: "non si aggiungeva a nessun coro".
E continuava rivolgendosi direttamente a Daniela Fumarola:
"So che Francesco ti ha chiesto un incontro… Ecco io voglio ancora sperare che un incontro vero, fatto guardandosi negli occhi, confidando nella profonda e straordinaria stima e nell’incredibile attaccamento che Francesco ha sempre avuto per la storia e l’identità della Cisl, possa far superare questo momento così doloroso…
Non faccio nessun appello per “risolvere” alcun contenzioso, no… io ti chiedo solo di concedere a Francesco un incontro diretto, qualunque sia l’esito di questo momento di confronto, sia per ricomporre quanto sia possibile ricomporre, sia anche soltanto per salutarsi e lasciarsi andare reciprocamente…
Io sono sicuro che sarà un bene sia per la Cisl, che Francesco ama più di ogni altra cosa (c’è una identificazione totale con il nostro sindacato), sia per Francesco stesso, che proseguirà eventualmente altrove il suo percorso professionale ma che in ogni caso continuerà ad arricchire ed esaltare tutti i valori ed i principi che hanno caratterizzato la Cisl, il “sindacato nuovo”, con la sua autonomia, la luce e la speranza che dal 1950 ha rappresentato per tanti lavoratori nel nostro paese e con la solidarietà concreta che ha saputo manifestare in tutto il mondo, con una tessitura di relazioni internazionali di cui sono testimone orgoglioso.
Cara Daniela, cari amici, soltanto questo vi chiedo: ho sempre creduto nella potenza straordinaria degli incontri tra le persone, (...) nell’importanza della comunicazione, del confronto, che si basa spesso sulla fiducia nell’essere umano, nella sensibilità, nell’intelligenza, nella “speranza” che risiede in ogni cuore.
Ecco, ti chiedo e vi chiedo semplicemente di accordare l’ incontro richiesto a Francesco e di parlarvi con “sapientia cordis”. (...)
Ovviamente questa lettera non ebbe alcuna risposta, se non le allucinanti affermazioni verbali del segretario confederale Sauro Rossi, uno cui io avevo anche, incredibilmente e ingenuamente, creduto.
Ma torniamo a Beppe.
Perchè il dipartimento internazionale della Cisl, senza di lui, non sarà, mai più lo stesso (e questo non vuol dire che non sarà valido, ma lo sarà diversamente...)
Scrive Beppe nella sua stupenda missiva di saluto:
"Soprattutto, indossando gli occhiali della “relatività internazionale”, ho avuto il privilegio di seguire la storia da un osservatorio particolare dal quale, pur vivendo in un angolo del mondo “garantito”, dove dietro la “democrazia” di cui ci vantiamo nascondiamo spesso avidità, assenza di etica e valori sbiaditi, ho avuto il “dono” di poter lavorare a contatto con situazioni di vera “marginalità”, dove le sperequazioni sociali erano la norma, le “zone franche” cancellavano ogni briciolo di tutela, paesi come Haiti o Perù o Guatemala, o la stessa Albania dopo Enver Hoxha, mostravano “ricchezze ostentate e miserie esposte”…
Ho visto i paesi dell’Africa e quelli tormentati del Mediterraneo, teatro dell’assurda odissea di un esodo tragico, non paragonabile alle “migrazioni” pur dolorose cui avevo assistito nella mia infanzia dai paesi dell’Irpinia.
Tutto è diventato per me “relativo”, il grigio delle nostre realtà quotidiane, di una politica povera di misericordia e di un sindacato spesso adagiato solo su conquiste di antiche stagioni, si scontrava con il “bianco e nero” netto di realtà dove le organizzazioni dei lavoratori erano perseguitate, dove la testimonianza si pagava con la vita, dove gli ultimi e i disperati erano la ragione profonda di un impegno sociale e politico che non ammetteva margini di ambiguità."
Scrive ancora Giuseppe Iuliano e, io sono orgoglioso e grato, di aver condiviso tanti momenti insieme, soprattutto nella formazione sindacale, aprendo nuovi cammini insieme a lui, dietro di lui, in tanti, tantissimi anni della nostra vita:
"Ho condiviso situazioni di disagio e pericoli estremi, sperimentando il senso più profondo della solidarietà internazionale che ho provato a trasmettere nei momenti della formazione e degli incontri con i quadri della nostra organizzazione, dalle periferie fino ai vertici di Via Po."
E il futuro?
Scrive ancora Beppe:
"Il futuro sarà difficile ma affascinante, ci sarà bisogno di interpretare i bisogni e costruire nuovi circuiti “collettivi” di solidarietà (...)".
Beppe continuerà il suo cammino in tre principali forme: da nonno (totalizzante e gemellare eh...), da docente universitario e da: "musicista amatoriale".
Perchè Beppe, come me, ha il difetto di suonare e dedicare spesso, spessissimo canzoni.
Qualche giorno fa ho ricevuto l'ultima, direi un degno passaggio nel suo lasciare il suo prestigioso incarico nella confederazione che abbiamo condiviso per più di venti anni.
Andate oltre il titolo di questa stupenda canzone.
Alle fine lo ritroverete, lasciandoci rotolare nel Vento della Speranza.
Bob Dylan e Joan Baez: "With God on our side":
Grazie Beppe. Grazie di cuore.
Dei tuoi occhi profondi, del tuo sguardo delicato, della tua generosità allegra senza fine di cui voglio continuare a godere ancora.
Grazie perchè prima che fare sindacato, giustizia insieme, lo sai essere, intimamente e pubblicamente.
Lo sai condividere, con i tuoi gesti "mediterranei" e il tuo sorriso intelligente che sa non spegnersi nemmeno di fronte al dolore, al male, all'inopportuno silenzio.
Grazie per la tua Fede.
Si, nonostante quello che ci siamo confidati recentemente, io ti ringrazio anche per questo.
Perchè non serve etichettare la Speranza, basta viverla e farla vivere.
Con gratitudine infinita e infinita gioia, perchè: "Se Dio è dalla nostra parte, fermerà la prossima guerra".
Francesco
With God On Our Side
Oh il mio nome non conta
La mia età ancora meno
Il paese da cui provengo
è chiamato Midwest
sono stato cresciuto ed educato per
obbedire le sue leggi
e la terra in cui vivo
ha Dio dalla propria parte
Oh i libri di storia lo dicono
e lo raccontano così bene
La cavalleria caricava
gli indiani cadevano
La cavalleria caricava
gli indiani morivano
poiché il paese era giovane
con Dio dalla propria parte
Oh la guerra ispano-americana
aveva fatto il suo tempo
e la Guerra Civile
è stata presto dimenticata
e i nomi degli eroi
li ho imparati a memoria
con le armi nelle loro mani
e Dio dalla loro parte
Oh la Prima Guerra Mondiale, ragazzi
è cominciata ed è finita
La ragione per combattere
non l'ho mai capita
ma ho imparato ad accettarla
accettarla con orgoglio
Perché non si contano i morti
quando Dio è dalla nostra parte
Quando la Seconda Guerra Mondiale
si concluse
Perdonammo i tedeschi
ed ora siamo amici
nonostante ne abbiano ammazzati sei milioni
li hanno cotti nei forni
I tedeschi, adesso anche loro,
hanno Dio dalla loro parte
Ho imparato ad odiare i Russi
per tutta la mia vita
Se dovesse iniziare una nuova guerra
saranno loro che dovremmo combattere
Dovremmo odiarli e temerli
per scappare e nasconderci
e accettare tutto coraggiosamente
con Dio dalla nostra parte.
Ma ora abbiamo armo
con polvere chimica
e se saremo costretti ad usarle
quando noi dovremo usarle
uno premerà il bottone
facendo saltare il mondo intero
e tu non devi mai fare domande
quando Dio è dalla nostra parte
Per molte lunghe ore
ho pensato a questo
che Gesù Cristo
fu tradito da un bacio
ma non posso pensare per voi,
voi dovete decidere
se Giuda Iscariota
avesse Dio dalla sua parte.
ma ora bisogna che vi lasci
ho addosso una stanchezza infernale
la confusione che sento
non può descriverla nessuna lingua
Le parole riempiono la mia testa
e si spargono sul pavimento
Se Dio è dalla nostra parte
fermerà la prossima guerra.


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