domenica 28 dicembre 2025

"TUTTO E' VITA!". LA CAMPANA SEPOLTA E RITROVATA. UNA CREPA CHE CURA E PROTEGGE, A REYKJAVJK E NON SOLO...

Era buio e pioveva nel mattino di Reykjavjk.

Nell'inverno più caldo di sempre, invece, non faceva freddo.

La mia lettura frettolosa di Wikipedia mi aveva portato, per sbaglio, nella cattedrale luterana della città, una bella e sobria chiesa che sfoggia uno splendido organo a canne.

Il pastore, capendo che fossi un turista, mi ha chiesto se cercassi la cattedrale cattolica, la Chiesa di Cristo Re.

Gli ho risposto con un sorriso che ritenevo che Cristo non facesse poi tante differenze, ma che sì, visto che la messa cattolica era prevista mezz'ora prima (mio figlio ronfava intanto nell'appartamento sotto svariate coperte), mi sarei incamminato verso l'altra cattedrale.

Pochi minuti a piedi, una piccola collina.

Sulla sommità, appunto la Chiesa di Cristo Re.

Oltre la pioggia.

Era ancora buio.

La Messa inizia quasi subito, non ho tempo se non di notare che se la cattedrale era molto bella e con un Cristo un croce molte particolare, sull'organo a canne vincevano, invece, indubbiamente, i luterani.

La Chiesa si riempie velocemente.

Tanti bambini e bambine e una sorpresa inaspettata.

Gli islandesi (forse, si dice, il popolo più ateo del mondo) non sono poi tanti.

C'è tutto il mondo, rappresentato anche nel clero, c'erano, forse una per continente anche le suore di Madre Teresa di Calcutta.

Ci sono varie Afriche, certamente il Giappone, le Filippine, turisti da varie parti d'Europa, sento pregare in spagnolo, sottovoce.

A fianco mio, invece, un signore abbastanza anziano, ma imponente, che sembra proprio uscito da un film sui vichinghi.

Avendo studiato prima le Letture, seguo senza troppa fatica la Messa, cerco con gli occhi una statua di San Giuseppe e ascolto la celebrazione, presieduta da un anziano sacerdote islandese che scansisce le parole nella sua lingua madre.

Ho tutto il mondo intorno.

L'aspetto più bello. davvero, sono i bambini, le bambine, se ne vedono diversi mulatti o con gli occhi non completamente a mandorla, ma nemmeno occidentali.

Il segno del futuro, di un mondo che misura i confini, ma sa anche oltrepassarli, mischiarli, intrecciarli, anche alla "fine" proprio del mondo.

Ascolto il Credo e il Padre Nostro in islandese.

Pregare in una lingua lontanissima dalla propria è un esercizio particolare, un segno di Fede, di Fiducia piena, di abbandono alla Parola, nella Parola.

Arriva il momento della Comunione.

Un'altra sorpresa.

Qui si riceve il Corpo di Cristo solo da inginocchiati.

Il sacerdote mi guarda con profondità, pronuncia verso di me parole in latino.

Protendo le mani. Accolgo l'Eucarestia.

La Messa termina con tanto, tanto incenso e una Benedizione che non necessita di traduzioni.

Esco dalla Cattedrale di Cristo Re.

La prima sorpresa, gradita, è la Luce.

Si entra al buio la domenica a Messa in Islanda e si esce con la Luce.

Da Cristo Re, senza troppo fatica, si scorge, non lontano l'Oceano, con le sue grandi navi attraccate, purtroppo qualcuna da guerra.

Ma la sorpresa più grande è l'ultima.

C'è una campana nel giardino intorno alla cattedrale.

Mi avvicino, la spiegazione è in tantissime lingue, italiano compreso, devo essere importante.

Nel 1927 vennero consacrate, infatti, tre campane.

Una di questa, però, dovette subito essere sostituita, conteneva all'interno una crepa.

Fu, in tutta fretta, sepolta nel giardino della Chiesa, totalmente interrata, quasi ce ne si vergognasse.

La campana crepata è stata ritrovata, se ne era persino persa la memoria, meno di dieci anni fa, ed è stata ri consacrata nella festa di Ognissanti e posta di fronte all'ingresso della Chiesa, tutti ci devono passare, tutti la devono vedere.

La campana con la crepa ritrovata, rappresenta oggi, per i cattolici islandesi, un simbolo di: "protezione della Vita".

E' un segno bellissimo, che mi porto dentro, anche perchè il mio cellulare è scarico e non posso farne una foto.

La fotografo, però, con gli occhi.

Ogni crepa, ogni ferita, porta con sè una Luce.

"Tutto è Vita!".

A Reykjavjk, ma non solo qui.

Francesco Lauria

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