Sono passati cinquantacinque anni dall’entrata in vigore della legge sul divorzio e oltre cinquanta dal fallito referendum abrogativo, promosso dalla Democrazia Cristiana ed enormemente sostenuto dalla Conferenza Episcopale Italiana.
Come è noto, nella primavera del 1974, si svolse, infatti, un'intensa campagna elettorale con la DC fortissimamente schierata da Amintore Fanfani nell'impegno per il referendum abrogativo della legge.
Riprendo da: "Sapere, Libertà, Mondo. La strada di Pippo Morelli":
Un campo di impegno di Pippo Morelli, al di fuori del sindacato fu
quello per il no al referendum sul divorzio del 1974.
Particolarmente significativo appare rileggere un suo intervento
dattiloscritto su questo tema in un’iniziativa antecedente il voto
referendario.
Va ricordato che nell’imminenza del voto il Consiglio permanente della
Conferenza episcopale italiana aveva diramato una nota che, secondo le
intenzioni dei vescovi, avrebbe dovuto costituire la base della campagna
referendaria antidivorzista.
Il documento si fondava anche sul fatto che «il cristiano, come cittadino,
aveva il dovere di proporre e difendere il suo modello di famiglia».
In quell’occasione, furono rimessi in campo i comitati civici promossi da Luigi
Gedda, con uno slogan che non lasciava spazio ad alcuna mediazione: «sì come
il giorno delle nozze»
Chiaramente la posizione di Pippo Morelli, in consonanza con gli 88 intellettuali credenti (e tanti sindacalisti Cisl cattolici, in primis Luigi Macario e Pierre Carniti) che firmarono un appello a favore della legge istitutiva del divorzio, fu radicalmente diversa.
Durante la campagna referendaria Morelli si esprimeva non «come dirigente
del sindacato» e nemmeno al «seguito di un partito», ma come «cattolico,
pagando di persona».
Tre i punti fondamentali alla base delle sue scelte:
– rilanciare la Chiesa del Concilio, del popolo di Dio responsabile delle
scelte (non succube a falsi dogmatismi e orientamenti gerarchici);
– rafforzare la libertà di fede, come convinzione e libera accettazione;
– unità di fede e pluralismo di scelte politiche con rispetto reciproco per
le diverse posizioni.
Morelli sottolineava (con parole che appaiono profetiche rispetto a
successivi referendum su temi etici in rapporto ai posizionamenti del mondo
cattolico e della Conferenza episcopale italiana) che: «il referendum è momento
politico e come tale lo valutiamo».
Entrando nel merito della questione divorzio, il sindacalista cislino,
coerentemente con quanto sostenuto, solo per fare un esempio anche dal
cattolico senza partito Pierre Carniti, e dal democristiano Luigi Macario,
sottolineava che: «come cattolici crediamo e riaffermiamo fedeltà e unità della
famiglia», ma proprio per questo essa è un «valore che deriva da convinzione e
scelta cristiana da perseguire con grande virtù, sempre da rinnovarsi tutti i
giorni».
Il matrimonio, per i cattolici, avrebbe dovuto rappresentare un «sacramento
non una imposizione giuridica anche per i non credenti» e, in ogni caso, si
può leggere nei preziosi appunti di Morelli, il «modello cristiano va proposto
(con convincimento e testimonianza), non imposto con integrismo».
“Cattolici adulti”, per usare una definizione propria di un’epoca e di un
referendum successivo, quello sulla procreazione assistita.
Una lezione che il popolo italiano fece propria con una partecipazione
massiccia che portò, nel maggio 1974, alla conferma, a grande maggioranza,
della legge sul divorzio.
Una pagina democratica di autonomia, importante da ricordare anche nella Cisl, che troppo spesso è stata erroneamente etichettata come: "sindacato bianco, cattolico o, addirittura, democristiano…”
Per info su: Sapere, Libertà, Mondo. La strada di Pippo Morelli
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