Avendo ricevuto una diffida formale dall'avvocatessa del segretario confederale Cisl Sauro Rossi (che sembra agire anche per la segreteria confederale Cisl, pur affermando, confusamente, il contrario) mi è d'obbligo precisare quanto segue:
martedì 30 settembre 2025
SAURO ROSSI (CISL): TRA HONECKER (DDR) E DON MILANI
domenica 28 settembre 2025
IL CASO EIGENDORF: LA DDR E LA STASI, PISTOIA E FIRENZE, LICIO GELLI E GIORGIO LA PIRA, LA CISL E Il CENTRO STUDI DI FIESOLE
In quasi tredici anni esatti di lavoro presso il Centro Studi Formazione Cisl di Firenze (ottobre 2012 - fine settembre 2025) ho compiuto in tutto, con il percorso di quasi ogni giorno, centinaia di migliaia di chilometri tra Pistoia e il capoluogo toscano, fino a San Domenico, la frazione, al confine tra Firenze e Fiesole, in cui sorge, dal 1953 (sempre ottobre curiosamente) la scuola sindacale della Cisl, nata provvisoriamente due anni prima nel centro della città del sindacato santo Giorgio La Pira, precisamente in Via Modena.
martedì 2 settembre 2025
Le Acli, la Cisl, il Centro Studi di Firenze, Playboy e Montemagno tra Serena, Irene e… Achille Grandi!
Ma facil si palesa il buon cammino
Che riman un sogno
E nel vorace tempo è vana attesa
Clemente Rebora,
Frammenti Lirici
No, non è
possibile!
Emilio
Gabaglio, già Presidente nazionale delle Acli (quello della famosa “ipotesi” e
non erroneamente “scelta” socialista, come bollata dai più) e già segretario
generale della Confederazione Europea di Sindacati, era persona di grande
eleganza e pazienza. Si arrabbiava davvero di rado.
Ma quando un
corsista, al Centro Studi Cisl di Fiesole, intorno al 2013, ammise, davanti a
lui e a me, di non saper nulla di nulla di chi fosse Achille Grandi, ci
accorgemmo, entrambi, che occorreva correre ai ripari.
Al più
presto.
Certo, tutti
i suoi frequentatori, o quasi, sanno che la villa medicea, che compone il corpo
centrale e storico del Centro Studi Cisl per sindacalisti di Firenze, si chiama,
per l’appunto, Villa Grandi.
Ma tutti o
quasi, purtroppo ignorano il perché.
I sindacalisti
e le sindacaliste (non solo i giovani!) non conoscono, infatti, la bella biografia
del tipografo comasco, leader storico della confederazione di ispirazione cristiana
Cil (Confederazione Italiana Lavoratori) che Giovanni Bianchi, già Presidente nazionale
delle Acli, compianto maestro e amico, definiva: “un cristiano nella storia”.
Stiamo
parlando di Achille Grandi, fondatore proprio delle Acli e grande ispiratore di
una Cisl che non potrà mai veder nascere a causa della morte avvenuta nel 1946,
antecedentemente anche al primo e unico congresso nazionale della Cgil
unitaria, svoltosi, ironia della storia, sempre a Firenze.
Fu così che,
dopo l’incontro con il malcapitato corsista, pesantemente redarguito, io ed
Emilio Gabaglio decidemmo, spalleggiati dalla direzione di allora del Centro
Studi di Firenze, di correre ai ripari.
Facemmo,
infatti, realizzare dei pannelli in vetro (un po’ piccoli per la verità) in cui
erano riportate, in italiano e in inglese, le biografie delle figure cui sono
dedicati i padiglioni del Centro Studi di Firenze: Achille Grandi (per l’appunto!),
Bruno Buozzi (alfiere del sindacalismo socialista riformista e del valore del
sindacato di categoria, primo firmatario di un Ccnl in Italia oltre che del
famoso patto tra sindacato unitario e Confindustria c.d. “Buozzi – Mazzini” del 3 settembre 1943 in cui fu reintrodotta,
in Italia, la democrazia economica, prima ancora della democrazia politica,
grazie alla ricostituzione delle Commissioni Interne nei luoghi di lavoro),
Giuseppe Fanin (emigrato veneto, martire, nella provincia bolognese, del
sindacato libero, la LCgil), ed Eraldo Crea (indimenticabile leader sindacale,
fautore dell’incontro tra sindacato, formazione e cultura, fondatore e responsabile,
per decenni, della rivista il Progetto).
In realtà ci
sono poi altre due intitolazioni: a Maria Irace, operatrice sindacale Cisl,
grande animatrice della formazione europea a cavallo degli anni Novanta e
Duemila e Damiano, storico portiere notturno del Centro Studi, uno di quelli
che il sociologo cislino Bruno Manghi ha definito: “i santi minori” del
sindacato.
Mi sono poi inventato
il famoso giro di un’ora nella storia dei padiglioni del Centro Studi, piccolo
tour in cammino, nella memoria e nella storia di queste biografie che, dal
2013, in italiano e in inglese, ho ripetuto decine e decine di volte,
raggiungendo, ho calcolato, circa un migliaio di corsisti e corsiste.
Finalmente
Achille Grandi non sarebbe più stato confuso, da sindacalisti più attempati,
con Serena Grandi e da quelli un po’ più giovani, con la fiorentina Irene
Grandi!
A proposito di
Serena Grandi.
Il 1985 è
ricordato per i risultati del referendum sulla scala mobile, vittoriosi per la
Cisl e catastrofici per il Pci e la componente comunista della Cgil e per l’addio
di Pierre Carniti alla confederazione di Via Po, con la famosa e commossa frase
(citata poi milioni e milioni di volte in Cisl anche solo per fare bella figura…):
“Ho terminato la mia corsa. Ho conservato
la fede in quello straordinario fatto di solidarietà umana che è il sindacato,
che è la Cisl”.
Ma il 1985
(prima delle dimissioni) è anche l’anno di un piccolo “scandalo” in Via Po.
Carniti, almeno
prima di cimentarsi nel Parlamento Europeo, non era particolarmente ferrato
nella lingua inglese e, forse, nemmeno nelle riviste maschili per adulti.
D’altronde
il nome Pierre, scelto dal padre, come scherno all’autarchia anagrafica
fascista, è alla “francese”.
Fu così che,
nei primi mesi del 1985, un giornalista di Playboy svolse un’intervista telefonica
proprio con Pierre Carniti, allora leader indiscusso (o quasi) e ancora
segretario generale della Cisl.
L’uscita
dell’intervista (tutta su temi economico-sindacali) di Carniti fu inclusa
proprio nel numero che prevedeva una splendida Serena Grandi in copertina.
Carniti, mi
dicono, perché non ebbi mai il coraggio di affrontare con lui direttamente la
cosa, provò in tutti i modi a smentire di aver rilasciato l’intervista, in
sostanziale buona fede, perché non aveva proprio capito (non sempre anche i
migliori sindacalisti ascoltano…) che si trattasse di Playboy.
Ma il
giornalista aveva registrato tutto…
Fu così che
si virò sull’acquisto di tutte le copie nelle (allora tante) edicole della zona
Corso d’Italia, Via Po, Via Lucullo, per evitare comprensibili imbarazzi!
Ancora si
discute si dove, poi, siano finite le copie…
Tornando a
noi e ad Achille Grandi, non a Serena…
Colui che
Giovanni Bianchi non definiva solo un “cristiano nella storia”, ma anche un “militante
operaio”.
Si può leggere
tutto online, in quella miniera che sono gli ebook gratuiti della casa editrice
Eremo e metropoli, in particolare in tre libri di Giovanni: “Gli aclisti”, “Storia
e attualità delle Acli”, “Il volo del calabrone. Riflessioni sulle Acli”.
Pensavo a
tutto questo ieri sera, chiacchierando, di ritorno dalla natia Parma, con Marcello
Bracali, già Presidente provinciale delle Acli di Pistoia e anima dello storico
circolo di Montemagno, tra Pistoia (appunto) e la fu città del mobile di
Quarrata.
Un circolo
dal sapore e dagli infissi antichi, ma tutt’ora vivacissimo, si tratti di
proporre eventi culturali e politici, di ospitare il ballo liscio e i tornei di
briscola, di animare il turismo sociale, etc.
Un presidio
prezioso di sussidiarietà (circolare, direbbe Stefano Zamagni), cittadinanza e
democrazia che resiste nel deserto di oggi.
Sono proprio
contento, ieri sera, di essermi iscritto al circolo Acli di Montemagno.
Non mi ero,
incredibilmente, infatti, pur frequentandole non saltuariamente alle Acli.
Ho pensato
ad Achille Grandi, Livio Labor, Emilio Gabaglio, Giovanni Bianchi.
Anche, lo dico
senza piaggeria, ad Emiliano Manfredonia, attuale Presidente nazionale, e alla bellissima intuizione e messa in opera
della carovana della pace e del lavoro, promossa dalle Acli nazionali, e
partita significativamente, proprio ieri, da Palermo.
Ho pensato,
lo ammetto, anche a Serena Grandi, d’altronde io ero fanciullo negli anni
ottanta, non mi occupavo ancora (per fortuna…) di scala mobile.
Ma questa,
converrebbero dietro ai loro sigari con un sorriso sornione sia Pierre Carniti che
Emilio Gabaglio, è, davvero, un’altra storia!
Francesco Lauria

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