Ricordo perfettamente quel giorno di quella fine dell'estate 2006.
Faceva molto caldo e io, come al solito, mi ero portato, sulle spalle, (inutilmente!) uno zaino zeppo di libri.
Allora ancora non conoscevo la famosa scorciatoia delle scalette che porta dalla via per San Domenico verso il Centro Studi Cisl di Firenze ed ero sceso dall'autobus numero 7 nel centro della frazione di confine tra il comune capoluogo e quello di Fiesole.
Avevo quindi percorso, con un po' di fatica, (ma la fatica a volte serve e schiarisce le idee) la strada in leggera salita che da San Domenico porta al Centro Studi Cisl, allora interamente denominata Via della Piazzola (o, in passato, Piazzuola) e di cui un tratto, oggi, è, invece, intitolato al compianto bravissimo giornalista ed ex Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli.
Allora, come è abbastanza noto, ero, da circa un anno, un ricercatore iper precario del Cesos il Centro Studi Economici e Sociali della Cisl, diretto dal mai abbastanza compianto Domenico Paparella e Presieduto dal prof. Guido Baglioni (che mi conosce, infatti, da allora).
Allora il direttore del Centro Studi era quello che sarebbe diventato il mio maestro, quasi uno "zio" come ama definirsi lui, non solo nei miei confronti: Bruno Manghi.
Ricordo perfettamente, come fosse oggi, il sollievo (visto il caldo, lo zaino pesante e la salita...) e l'emozione di vedere, al numero 71 di Via della Piazzola, la targa bianca in marmo: C.I.S.L. Centro.
Manghi mi ricevette nella hall, vicino al camino non più in funzione (e che Raffaele Bonanni nelle due settimane in cui fu nominato direttore del Centro Studi di Firenze, ne 2014, prima di dimettersi definitivamente e rovinosamente, voleva provare a riattivare...).
Ci sedemmo sulle poltrone Frau turchesi, sprofondando un po' (essendo al Centro Studi, mi dicono, fin dalla fine degli anni Ottanta, quelle poltrone hanno perso parecchio vigore, tanto che ora, sono state mandate in restauro e non so se sono tornate, mancando, forzatamente, dal Centro Studi da un mese e mezzo...)
Io avevo appena fallito l'esame di dottorato all'Università di Teramo, radicato feudo super Cgil, con anche il fondato sospetto che il mio esame scritto, su temi sindacali, oggettivamente venuto fuori parecchio bene (ero stato fortunato nel titolo), non fosse stato molto capito dal Presidente della Commissione d'esame che, per una incredibile coincidenza, era stato, qualche anno prima, mio docente di Storia presso l'Università di Trieste, sede di Gorizia, ed era notoriamente un esperto di storia moderna e, solo in seconda battuta contemporanea, in particolare relativa all'America Latina e su temi tutt'altro che sociali...
Con Manghi parlammo a lungo, ci saremmo rivisti meno di un anno dopo, durante il primo consiglio generale in sessione di studio dell'era Bonanni-Baretta (tra i relatori Guido Baglioni) a Fiuggi, dove io ero stato catapultato, come giovane ricercatore, a intervistare faticosamente dirigenti delle federazioni di categoria (non ne conoscevo di vista nemmeno uno..., ricordo però con affetto le interviste con Giorgio Caprioli e Giovanni Pirulli) per un progetto europeo sui diritti di informazione e consultazione dei lavoratori (a proposito di diritti...)
Di lì a poco sarebbe terminata la mia collaborazione con il Cesos e sarei entrato in Via Po, sempre come lavoratore a progetto, ma con, in più, il finanziamento di una borsa di dottorato presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, presso la Fondazione Marco Biagi, per la quale feci tutti i colloqui di ammissione necessari, superandoli.
Per me era pronto un progetto di: "ricerca-azione" che poi, in realtà, dal primo giorno (fine giugno 2007) si rivelò: lavora nove ore al giorno per il dipartimento mercato del lavoro e formazione e la sera e nei fine settimana studia per il dottorato (anche alcune lezioni, non tutte, a Modena si svolgevano di sabato..)
Ma a me andava bene così: trovai ottime sinergie con il mio lavoro di ricerca (ammortizzatori sociali, politiche del lavoro e dell'occupazione, formazione continua, partecipazione dei lavoratori...) e una sintonia quasi assoluta (si con qualche litigata ogni tanto, entrambi abbiamo un certo carattere) con il mio segretario confederale di riferimento, futuro segretario generale aggiunto Cisl e senatore, Giorgio Santini.
Anche i rapporti con il segretario generale, allora potentissimo, poi tanto vituperato, Raffaele Bonanni, lo devo ammettere facendo arrabbiare certamente il mio amico Savino Pezzotta, furono sempre, non particolarmente intensi, ma più che buoni.
In Via Po, al primo piano, condividevo la stanza con Tiziana Cercone, futura direttrice del Cesos (esperienza non fortunatissima, il Cesos fu poi chiuso...) e attuale factotum assoluto dello Ial nazionale.
Un solo vero grande incidente: all'epoca per accedere in Senato o alla Camera occorreva anche la cravatta (oggi, ho imparato recentemente durante la presentazione dell'ultimo rapporto Asvis, per fortuna basta solo la giacca...).
Capitava, soprattutto, quando c'era da incontrare al volo qualche parlamentare di maggioranza o di opposizione, in vista di qualche disegno di legge sul lavoro o affini, di dover letteralmente correre in Parlamento.
Una volta successe che, dalla portineria di Via Po, chiesi, vista la fretta,, mentre aspettavo il taxi in portineria, di prendere nell'armadio la mia cravatta (con nodo già fatto dalle segretarie del dipartimento o dal collega Stefano Colotto, tutt'ora non sono capace di farlo..).
L'urlo di Tiziana fu sentito, si narra ancora oggi, anche in Via Lucullo (Uil) e in Corso d'Italia (Cgil).
Al posto della cravatta, nel mio armadio, aveva trovato, davvero non mi capacito del perchè, un mio lungo calzino usato scuro e lo aveva preso in mano credendolo tale.
La risata, anche della portineria, fu unanime, la cravatta mi fu poi prestata da un assistente della Camera dei Deputati e l'incontro con il Parlamentare (Maurizio Castro di Forza Italia.Popolo della Libertà, poi mi danno dell'anti Meloni a prescindere...) andò a buon fine.
Come è abbastanza noto, il 2010 fu, per me, un anno d'oro, ero lanciatissimo in Via Po (avevo, a due giorni di distanza, nel luglio 2010, terminato con successo il dottorato di ricerca e coordinato, sostituendo, su incarico della segreteria generale Cisl, Domenico Paparella, purtroppo gravemente malato, il Rapporto CNEL sulla contrattazione collettiva in Italia e in Europa).
Il 2011 fu un anno di cambiamento, ma ancora più bello perchè ho avuto un figlio, Jacopo, dalla mia compagna, futura moglie, a Pistoia (conosciuta proprio al Centro Studi di Firenze in occasione di un corso di formazione sindacale, ironia della storia, sul collegato lavoro, il processo del lavoro, le spese di giustizia, conciliazione e arbitrato, clausola compromissoria, principio di equità etc.)
Ho provato, per un anno, a fare su e giù settimanalmente tra Roma e Pistoia, ma, al di là delle questioni familiari, sostenere due affitti in due città diverse era davvero impossibile (allora ero anche palesemente sottoinquadrato come stipendio dalla Cisl, Santini non era proprio ancora così in auge, tanto che poi fu, a breve, "accompagnato alla porta" da Bonanni che lo costrinse ad entrare in politica, non volendolo più ricandidare con segretario generale aggiunto; Santini, non senza fatiche, scelse il Pd...)
Fu così che, anche per intercessione del segretario confederale con delega alla democrazia economica e alla formazione sindacale Maurizio Petriccioli, e con il contributo strategico del suo allora fidato assistente Angelo Marinelli, mi fu proposto di trasferirmi (conservando comunque parecchi incarichi tecnico-politici confederali, su più dipartimenti) al Centro Studi di Firenze, facendo ripartire DA ZERO sia la formazione che la progettazione europea.
Mi venne detto esplicitamente, lo ricordo come oggi: "Da ora Francesco, dovrai finanziare con i progetti e i corsi europei, il tuo posto di lavoro...".
Entrai al Centro Studi, lo ricordo bene, venerdì 12 ottobre 2012, ero assunto a tempo indeterminato da meno di due anni (mi ero fatto quasi sette anni di lavoro a progetto, oggettivamente illegittimo) e mai mi sarei immaginato che, esattamente tredici anni dopo, sarei stato licenziato per giusta causa dalla Cisl.
Ricordo bene anche che l'ingresso non fu facilissimo: allora direttore del Centro Studi era il piemontese come Manghi, Mario Scotti (un po' demansionato, indirettamente, a causa dello "scandalo" che aveva portato al licenziamento in tronco del direttore amministrativo del Centro Studi Luigi Canzano che poi, dopo molti anni e molti processi, ha avuto ragione su Studium srl - poi chiusa e assorbita da Unitas Spa - rappresentate, almeno alla fine, dall'avvocato Maurilio D'Angelo, ottenendo, al di là del rimborso delle spese legali, un risarcimento, mi dicono, di circa 470.000 euro).
Ricordo tre fatti:
- non essendo ancora formatore Cisl "certificato" dai corsi formazione formatori diretti da Enzo Marrafino, fui saltato dall'operatrice Mara Beretta, quando vennero consegnate le fotocopie relative al QPCC formativo (non ho mai capito cosa fosse, colpa mia, lo ammetto...)
- Scotti, che ben mi accolse e che tutt'ora, anche in questi frangenti difficili, mi loda, era comunque convinto (me lo disse esplicitamente, sulle scale degli uffici) che fossi stato inviato al Centro Studi per fagli a breve le scarpe ed essere nominato direttore al suo posto... In realtà, dei direttori del Centro Studi, mi occupai, ma solo, quasi come primo lavoro, ricostruendo tutte le loro biografie, in occasione, nel 2013, della pubblicazione dedicata ai "sessant'anni in Via della Piazzola" del Centro Studi Cisl, il testo, come scriverebbe il duo "Battista-Spaggiari", è "riscontrabile" qui: https://www.centrostudi.cisl.it/wp-content/uploads/2014/07/Quaderni%2021.pdf
- Marco Lai, futuro (ahime!) direttore, allora semplice assistente, era preoccupatissimo, visto che mi ero occupato, ai massimi livelli in Via Po, proprio delle sue materie, da lui difese con gelosia enorme. Temeva, infatti, che mi occupassi dei suoi temi. Quando gli comunicai che mi sarei occupato SOLO di materie europee, contrattazione collettiva (Elisabetta Biliotti stava per andare in pensione...) e democrazia economica, tirò un enorme sospiro di sollievo e, di fronte alla vetrata della mensa, in un moto per lui irrituale, mi abbracciò... (poi in realtà abbiamo anche co-diretto, anni dopo, un corso su mercato del lavoro e competenze...)
Vabbè, per ora, mi fermo qui...
Domani la seconda puntata, con la cavalcata gloriosa (ed economicamente molto vantaggiosa per la Cisl il Centro Studi) della progettazione e della formazione europea, le tante giornate di storiografia e cultura sindacale da me dirette, il percorso SENTIRE LA VITA durante la pandemia, le mie molte pubblicazioni sulla storia della Cisl e sulla formazione sindacale, il tristissimissimo ed infame epilogo, con il mio bando, A VITA (o almeno fino alla auspicabile REINTEGRA), dall'ingresso nei locali Cisl del Centro Studi di Firenze (comunicatomi, come quasi tutte le brutte notizie, dall'ufficio del responsabile del personale di Via Po, a tarda sera...)
Ma per rialzarsi, bisogna prima cadere...
Francesco Lauria

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