venerdì 17 ottobre 2025

CISL vs LAURIA: SOLDI E DIRITTI DEL LAVORATORE, 30 DENARI O (ca) 30.000 EURO?




Uno dei miei crucci è utilizzare il mio “caso” per parlare di sindacato autentico e tutela dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.

In questo caso, viste le plurime e, in alcuni casi pubbliche, diffamazione da parte di esponenti e, soprattutto, dirigenti della Cisl nei miei confronti, è davvero facile.

Come è noto a molti ha avuto il primo di agosto scorso una riunione online con i signori Battista e Spaggiari per discutere le modalità delle mie “dimissioni volontarie”.

In quella occasione sono stato registrato a mia insaputa, è stata violata la legislazione sulla privacy in modo sfacciato e manifesto, Fumarola, Battista e Spaggiari saranno certamente (si sono, di fatto, autodenunciati con la mia contestazione disciplinare del 15 settembre scorso…) condannati a pene detentive.

Blande, per carità, non faranno un giorno di galera, siamo in Italia.

Detto ciò.

In quell’occasione ho chiesto altre tre cose:

-          La pubblicazione del mio libro Prospettive Sindacali (avvenuta, il testo è sostanzialmente esaurito, spero di comprarne i diritti e pubblicare una nuova edizione senza il nome di Daniela Fumarola);

-          La pubblicazione del libro di Guido Baglioni, censurato come è arcinoto per una minima critica al rapporto tra la Cisl e la narrazione del Governo Meloni, critica, peraltro, immediatamente tolta. Non ho notizie aggiornate sulla pubblicazione del volume, per il quale in accordo con Guido Baglioni e il direttore della casa editrice lo sciagurato Andrea Benvenuti, avevo anche procurato la prefazione di Bruno Manghi e la postfazione di Gian Primo Cella (quello a cui, dopo sessanta anni di Cisl Daniela Fumarola da del lei…)

-          Più o meno quattordici mensilità. Collegate al mio sottoinquadramento, palese ed acclarato, tra il gennaio 2011 e il 2017 inoltrato. Data nella quale mi è stato, finalmente, riconosciuto il mio attuale inquadramento, conforme alle mie responsabilità.

-          Ho anche inviato un calcolo preciso alla Cisl, grazie al supporto costante e competente dell’Ufficio del personale di Via Po, calcolo che è stato frettolosamente e, un po’ anche maleducatamente, a mio parere, liquidato con sufficienza.

Quindi è vero che ho chiesto alla Cisl “dei soldi”.

L’ho chiesto formalmente, trasparentemente, motivatamente.

Si chiamano diritti del lavoratore, esercitabili, peraltro, anche in costanza di rapporto di lavoro.

E’ vero che non ho chiesto dal 2007 al 2011 il riconoscimento del mio lavoro (senza alcun dubbio subordinato) e qualificato come: “lavoratore a progetto”.

Il mio, imminente licenziamento per giusta causa, (la riunione per discutere la seconda, mirabolante e inquietante contestazione disciplinare è prevista per il prossimo 22 ottobre ore 14.45 in Via Po 21) mi permetterà di contestare anche gli anni pregressi, arrivando ad una richiesta, presumibile, di oltre 50.000 euro (poi bisogna vedere che succede nelle lunghe controversie individuali di lavoro…)

Le vessazioni che ho subito in questi mesi, peraltro in un particolare e sempre più grave quadro di condizioni di salute, non potranno, ovviamente che portarmi a richiedere ulteriori risarcimenti, molto alti.

Vi sono poi tutti i profili associativi (probiviri), penali e civili, in gran parte già in essere e nei confronti di una ventina di dirigenti Cisl e, in potenza, anche tre società riconducibili alla Cisl.

Si tratta, a differenza che per la Cisl che è abituata ad una caterva di cause di lavoro (e di profili penali da gestire, si pensi a tutta la questione, non solo lombarda dei c.d. “distacchi fasulli”) di un terreno inedito per me.

A differenza dei tanti colleghi e colleghe che, nei rari casi in cui mi rivolgano ancora la parola mi dicono:

“Francesco, sono con te, ma ho il mutuo”

“Fra, come sai io devo far andare i miei figli all’Università”

“Bro, ma lo sai che mi hanno aumentato l’abbonamento annuale alla palestra? Davvero non posso”.

Io ho messo a rischio uno stipendio elevato e una carriera, mi permetto di dirmelo da solo, gloriosa.

Non mi vendo per 30 denari, ma nemmeno per 30.000 o più.

Giorgio Graziani, in una sessione pubblica al Centro Studi Cisl di Firenze della Rete Europrogettazione Cisl, circa tre anni fa mi ha definito: “Il missionario della Cisl”.

Mi pare esagerato.

Ho ampiamente capito che la Cisl non la posso cambiare io, ma le centinaia di dirigenti ad ogni livello che, di fronte al caso Lauria – Cisl, nel migliore dei casi rimangono in un tattico, assoluto silenzio.

Ho, anzi, confermato e riconfermato, la mia totale (e direi auspicata) volontà di procedere, senza indugio, alle mie dimissioni senza preavviso, a patto che mi siano riconosciuti, appunto, i miei documentati diritti di lavoratore (il sottoinquadramento).

Confondere i diritti dei lavoratori con “estorsioni”, “richieste immotivate”, “minacce”, “pretese e prebende” e chi ne ha più ne metta, è indice di un’involuzione preoccupante e, forse, esiziale di una cultura e di una pratica sindacale.

Un po’ come quando si dice di una ragazza “stuprata” che se la è cercata, con atteggiamenti troppo disinvolti.

Anche questo mi è capitato, tristemente, di sentire, da importanti dirigenti Cisl, nelle ultime settimane.

Per concludere:

Si, ho rivendicato i miei diritti e ho chiesto, per ora, circa 30.000 euro alla Cisl.

Si, ho manifestato la mia disponibilità, reiterata, a dimissioni senza preavviso e senza rete, pur di far terminare questa (reciproca) carneficina.

Immaginerete la risposta (richieste verbali e scritte della mia avvocatessa del lavoro compresa).

NESSUNA.

Mala tempora Cisl currunt.

Francesco Lauria

 

 

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