Uno dei miei crucci è utilizzare il mio “caso” per parlare di sindacato autentico e tutela dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
In questo caso, viste le plurime e, in alcuni casi
pubbliche, diffamazione da parte di esponenti e, soprattutto, dirigenti della
Cisl nei miei confronti, è davvero facile.
Come è noto a molti ha avuto il primo di agosto scorso una
riunione online con i signori Battista e Spaggiari per discutere le modalità
delle mie “dimissioni volontarie”.
In quella occasione sono stato registrato a mia insaputa, è
stata violata la legislazione sulla privacy in modo sfacciato e manifesto,
Fumarola, Battista e Spaggiari saranno certamente (si sono, di fatto,
autodenunciati con la mia contestazione disciplinare del 15 settembre scorso…) condannati
a pene detentive.
Blande, per carità, non faranno un giorno di galera, siamo
in Italia.
Detto ciò.
In quell’occasione ho chiesto altre tre cose:
-
La pubblicazione del mio libro Prospettive
Sindacali (avvenuta, il testo è sostanzialmente esaurito, spero di comprarne i
diritti e pubblicare una nuova edizione senza il nome di Daniela Fumarola);
-
La pubblicazione del libro di Guido Baglioni,
censurato come è arcinoto per una minima critica al rapporto tra la Cisl e la
narrazione del Governo Meloni, critica, peraltro, immediatamente tolta. Non ho
notizie aggiornate sulla pubblicazione del volume, per il quale in accordo con
Guido Baglioni e il direttore della casa editrice lo sciagurato Andrea Benvenuti,
avevo anche procurato la prefazione di Bruno Manghi e la postfazione di Gian
Primo Cella (quello a cui, dopo sessanta anni di Cisl Daniela Fumarola da del
lei…)
-
Più o meno quattordici mensilità. Collegate al
mio sottoinquadramento, palese ed acclarato, tra il gennaio 2011 e il 2017
inoltrato. Data nella quale mi è stato, finalmente, riconosciuto il mio attuale
inquadramento, conforme alle mie responsabilità.
-
Ho anche inviato un calcolo preciso alla Cisl, grazie
al supporto costante e competente dell’Ufficio del personale di Via Po, calcolo
che è stato frettolosamente e, un po’ anche maleducatamente, a mio parere,
liquidato con sufficienza.
Quindi è vero che ho chiesto alla Cisl “dei soldi”.
L’ho chiesto formalmente, trasparentemente, motivatamente.
Si chiamano diritti del lavoratore, esercitabili, peraltro,
anche in costanza di rapporto di lavoro.
E’ vero che non ho chiesto dal 2007 al 2011 il
riconoscimento del mio lavoro (senza alcun dubbio subordinato) e qualificato
come: “lavoratore a progetto”.
Il mio, imminente licenziamento per giusta causa, (la riunione
per discutere la seconda, mirabolante e inquietante contestazione disciplinare
è prevista per il prossimo 22 ottobre ore 14.45 in Via Po 21) mi permetterà di
contestare anche gli anni pregressi, arrivando ad una richiesta, presumibile,
di oltre 50.000 euro (poi bisogna vedere che succede nelle lunghe controversie
individuali di lavoro…)
Le vessazioni che ho subito in questi mesi, peraltro in un
particolare e sempre più grave quadro di condizioni di salute, non potranno,
ovviamente che portarmi a richiedere ulteriori risarcimenti, molto alti.
Vi sono poi tutti i profili associativi (probiviri), penali
e civili, in gran parte già in essere e nei confronti di una ventina di
dirigenti Cisl e, in potenza, anche tre società riconducibili alla Cisl.
Si tratta, a differenza che per la Cisl che è abituata ad
una caterva di cause di lavoro (e di profili penali da gestire, si pensi a tutta
la questione, non solo lombarda dei c.d. “distacchi fasulli”) di un terreno
inedito per me.
A differenza dei tanti colleghi e colleghe che, nei rari
casi in cui mi rivolgano ancora la parola mi dicono:
“Francesco, sono con te, ma ho il mutuo”
“Fra, come sai io devo far andare i miei figli all’Università”
“Bro, ma lo sai che mi hanno aumentato l’abbonamento annuale
alla palestra? Davvero non posso”.
Io ho messo a rischio uno stipendio elevato e una carriera,
mi permetto di dirmelo da solo, gloriosa.
Non mi vendo per 30 denari, ma nemmeno per 30.000 o più.
Giorgio Graziani, in una sessione pubblica al Centro Studi Cisl di Firenze della Rete Europrogettazione Cisl, circa tre anni fa mi ha definito: “Il
missionario della Cisl”.
Mi pare esagerato.
Ho ampiamente capito che la Cisl non la posso cambiare io,
ma le centinaia di dirigenti ad ogni livello che, di fronte al caso Lauria –
Cisl, nel migliore dei casi rimangono in un tattico, assoluto silenzio.
Ho, anzi, confermato e riconfermato, la mia totale (e direi
auspicata) volontà di procedere, senza indugio, alle mie dimissioni senza
preavviso, a patto che mi siano riconosciuti, appunto, i miei documentati
diritti di lavoratore (il sottoinquadramento).
Confondere i diritti dei lavoratori con “estorsioni”, “richieste
immotivate”, “minacce”, “pretese e prebende” e chi ne ha più ne metta, è indice
di un’involuzione preoccupante e, forse, esiziale di una cultura e di una pratica
sindacale.
Un po’ come quando si dice di una ragazza “stuprata” che se
la è cercata, con atteggiamenti troppo disinvolti.
Anche questo mi è capitato, tristemente, di sentire, da
importanti dirigenti Cisl, nelle ultime settimane.
Per concludere:
Si, ho rivendicato i miei diritti e ho chiesto, per ora,
circa 30.000 euro alla Cisl.
Si, ho manifestato la mia disponibilità, reiterata, a dimissioni
senza preavviso e senza rete, pur di far terminare questa (reciproca)
carneficina.
Immaginerete la risposta (richieste verbali e scritte della
mia avvocatessa del lavoro compresa).
NESSUNA.
Mala tempora Cisl currunt.
Francesco Lauria
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