Non è particolarmente facile trovare informazioni sul web su Alessandro Spaggiari, attuale figura apicale di Unitas Spa (la holding che cura il patrimonio immobiliare della Cisl) e responsabile del personale della sede confederale di Via Po 21.
La cosa è abbastanza singolare perché Spaggiari, a
differenza del commercialista di Avellino Danilo Battista (direttore della sede
confederale Cisl, i due viaggiano spessissimo in coppia, come i carabinieri…) è
un sindacalista.
Vero.
L’esperienza sindacale del reggiano Spaggiari, si è svolta,
infatti, nella Fiba Cisl.
Da una decina di anni, in verità, dopo l’inglobamento del
sindacato autonomo Dir Credito, la Fiba è stata ridenominata, con un po’ di
fretta e autolesionismo iettatorio, First Cisl (la categoria, che doveva diventare
orgogliosamente il primo sindacato di settore, non è riuscita, invece, a
superare la potente e antica Fabi).
Si tratta, come è noto ai più, della federazione di
categoria della Cisl che associa i lavoratori del credito, delle assicurazioni
e delle agenzie di riscossione di cui Spaggiari ha scalato tutti i gradini,
fino alla permanenza, per circa due mandati, nella segreteria nazionale.
Il rapporto non lineare con il segretario generale Giuseppe
Gallo, ha, in realtà, portato alla sua prematura defenestrazione, ma la First
non si è liberata di lui, anzi, il successore del sindacalista di Novi Ligure, l’attuale
segretario confederale della Confederazione Europea dei Sindacati, Giulio
Romani, gli ha affidato prontamente il settore, a lui molto congeniale, del
credito cooperativo, conservandogli stipendio e benefit da segretario nazionale
(benefit che, in una categoria piuttosto ricca come la First Cisl, non sono,
come è notorio, del tutto trascurabili…)
La fortuna confederale di Spaggiari si deve, invece, in gran parte, alla segretaria generale della Cisl la ligure Annamaria Furlan, (da sempre molto attenata alle questioni bancarie) che lo stima (stimava?) molto e lo ha portato, tra l’altro, alla direzione della Fondazione Pnr Bonfanti.
Spaggiari ha peraltro realizzato delle famose slide di presentazione di questa
Fondazione, dedicata all’ex leader nazionale dei pensionati Cisl, morto all’improvviso
mentre si recava all’imbarco in Sardegna per andare in vacanza, il mio
concittadino Ermenegildo – Gigi – Bonfanti. Le slide risultano essere, ad oggi,
quasi l’unico materiale di contenuto prodotto dall’ente, attualmente presieduto
da un altro ex leader di Via Po, Sergio D’Antoni.
Stiamo parlando della stessa Annamaria Furlan che, alla fine
di questa estate, lo ha chiamato più volte e fatto cercare per parlargli della
mia situazione, registrando, come me con Fumarola, zero “tituli”, o meglio,
zero risposte.
Un altro importante incarico (ma qui andiamo come sempre per
sintesi, ce ne sono altri…) è quello, a mio parere, meno congeniale a
Spaggiari, indubbiamente un iper-timido, di responsabile del personale di Via
Po.
Tanti (tutti/e…) hanno notato e sottolineato (ovviamente nei
corridoi di Via Po non sia mai che una critica venga formulata apertamente…)
che il sindacalista reggiano fa il responsabile risorse umane senza conoscerle
davvero, senza salutare quasi mai i lavoratori e le lavoratrici, senza
condividere le esperienze, la vita nel palazzo.
È un punto debole di Spaggiari molto grave: non si può “gestire”,
infatti, le persone sul lavoro senza, di fatto, volerne conoscerne le
esperienze, le competenze, le aspirazioni, le fragilità, i punti di forza, le
interazioni, i background familiari, come direbbe Spaggiari nel suo linguaggio
spesso ipertecnico e, secondo me, anche
un po’ verboso: “le intersezioni funzionali…”
Peraltro si tratta di concetti paradossalmente ben presenti
nelle due pubblicazioni esistenti attualmente a firma dell’attuale alto
funzionario confederale: “Dall’uomo all’organizzazione. In viaggio attraverso
il problema del cambiamento e dello sviluppo delle organizzazioni” (Edizioni
Lavoro, 1999) e il più recente e metaforico: “Solo i salmoni nuotano
controcorrente”, pubblicato sempre dalla casa editrice della Cisl che, dopo
quindici volumi scritti, mi ha, invece, recentemente diffidato (una delle
incredibili “accuse” a me rivolte dal direttore, il romano Andrea Benvenuti, è
aver venduto, troppo, bene e in fretta il mio ultimo volume, il famigerato: “Prospettive
Sindacali. Idee e strumenti per affrontare le transizioni nel lavoro e nella
rappresentanza”).
Tornando al nostro, sempre le malelingue di Via Po 21 parlano
di un’ampia e precorritrice attività di “copia e incolla” nella realizzazione
di entrambi i volumi, ma si tratta, certamente, di pura invidia.
Di sicuro a Spaggiari, ora “burocrate” confederale non manca
l’esperienza negoziale, anche quella più dura.
Lo ricorda, anche sul web, l’ex segretario generale della
First Cisl Emilia Romagna Daniele Bedogni, a lui legatissimo.
Racconta Bedogni: “Inizio la mia attività sindacale nel
1995. Accade tutto durante un’assemblea,
oceanica e infuocata, dei lavoratori della ex Cassa di Risparmio a Reggio
Emilia, partecipata da circa 1000 persone e mancante solo del presidente, del
direttore e un paio di altri soggetti.
L’allora neo-responsabile della Sas Fiba, Alessandro
Spaggiari, tiene l’incontro e dal palco parla ai dipendenti della banca
cercando di moderare gli animi e di calmare i presenti.
Al termine, mi avvicino a lui chiedendo “ma chi te lo fa fare?”,
ma Spaggiari risponde “abbiamo bisogno di persone come te, domani ne parliamo”.
Inizia così – conclude Bedogni - il mio lungo percorso sindacale…”
Prima di “parcheggiarsi” in Via Po 21, Spaggiari è anche
formatore sindacale di livello nazionale (e in alcuni casi, mi risulta, persino
europeo, saremmo potuti essere colleghi….)
Lo ricorda, con una certa stima, il pisano Luca Scatena che,
con lui, ha gestito un progetto nazionale per giovani iscritti e militanti volto
a: “Progettare il futuro”.
Insomma quella di Spaggiari è una figura complessa,
certamente introversa, non la migliore delle qualità per un responsabile del
personale, ma non priva di esperienza e competenze. Soprattutto contrattuali.
Io, in verità, gli ho fatto davvero perdere, una sola volta,
le staffe.
Nel mese di luglio, approfittando delle sue visite periodiche
ai cantieri di Unitas (da lui diretta) presso il Centro Studi di Firenze, poiché
con Battista da Avellino non rispondeva alle mie richieste di conciliazione e
chiarimento, sono riuscito, infatti, a farlo, pubblicamente, arrabbiare.
Per avere una risposta mi sono infatti mimetizzato tra gli
operai nordafricani impegnati nel cantiere di ristrutturazione presso il Centro
Studi e gli ho chiesto un incontro davanti a tutti.
Non lo avessi mai fatto: la reazione è stata durissima, mi
disse molto adirato davanti a tutti i miei colleghi (che stavano pranzando nella
hall, la mensa era chiusa essendo estate): “non decidi tu come, quando e con
che modalità svolgo il mio lavoro!, io faccio come credo!”
Ricordo il direttore del Centro Studi, il fiorentino/senese
Marco Lai, scuotere silenzioso la testa, ovviamente rivolto a me e non al
responsabile di Unitas e del personale Cisl.
Alla fine, pur tardiva e sofferta, la convocazione, per discutere
delle modalità/condizioni delle mie dimissioni volontarie dalla Cisl, è
arrivata.
Si tratta , infatti, dell’incontro, civilissimo, che si è svolto online il primo agosto scorso tra il
sottoscritto, Spaggari e, appunto, Battista da Avellino (non ripeto la
specifica di ieri sul calciatore Dirceu).
Un incontro, però, registrato a mia insaputa e ispiratore
dei contenuti di quasi la metà delle contestazioni disciplinari successivamente
a me imputate.
Non proprio, a mio parere, un’iniziativa degna di un “manager”
o di un contrattualista.
Un’iniziativa, anzi, con profili che, secondo me ed importanti
giuslavoristi, sforeranno nel penale e nel giudiziario a carico di preparatori,
estensori e firmatari (senza dimenticare l’inevitabile, ulteriore, segnalazione
al collegio dei probiviri confederali, condivisa, in questo caso, con il
sannita Battista e la tarantina Fumarola).
Insomma Spaggiari, figura politicamente stimata fin dai tempi
dell’uscita prematura dalla segreteria nazionale First Cisl (i corridoi dicono
che per, Giuseppe Gallo, segretario generale, fosse troppo bravo e facesse
quindi “ombra”) ha trovato, finalmente il tempo di formalizzare le proprie
contestazioni disciplinari (compresa quella, ormai celeberrima dell’inopinata foto
al calciobalilla incelofanato) nelle famose paginate che hanno sconvolto i
sindacalisti e i giuristi di molte parte d’Italia, Europa e mondo (non esagero,
le abbiamo tradotte in inglese, francese, spagnolo, portoghese e tedesco…).
Chi volesse approfondire, in tanti sono convinti che la cosa
farà davvero giurisprudenza, si rechi su www.sindacalmente.org
e recuperi contestazioni e mie precise risposte sul portale: “Fumi neri di Fumarola”).
Anche il trucco (lo definisco così, potrei essere più
cattivo) di convocarmi la sera per la mattina, o quasi, il 25 settembre in Via
Po, mentre mi trovavo notoriamente all’estero in una capitale periferica in
delicata missione di lavoro è esemplificativo.
Ad esso si è accompagnato, come è noto, (c’è chi, senza
misura, mi ha paragonato a Nelson Mandela durante il processo di Rigonia, nel
1962, sotto il più duro dei regimi dell’apartheid sudafricana…) l’incredibile
rifiuto ad accettare una data alternativa al 9 ottobre 2025, unico giorno in
cui la mia avvocatessa Daniela Breschi è convocata presso il Tribunale di Bologna
per un’udienza delicatissima e irrinunciabile.
Come è altrettanto abbastanza noto, mi trascino da una
settimana una sorta d’influenza (raffreddore, tosse, un po’ di otite), non sfugge,
davvero, che tanta pervicacia sia stata mal riposta, quasi, come ho scritto a
Spaggiari, Battista, Fumarola, sia frutto di una sorta di autolesionismo impazzito, palesemente antisindacale (altro che articolo 28!) e kamikaze della stessa Cisl.
Questa cattiveria infinita (ho ormai tutte le prove per definirla
pura malvagità) è, lo ricordo, come sanno benissimo in Via Po, rivolta ad una
persona che, fino a pochi mesi fa, era rappresentante eletto del personale
confederale e si trova nella non facile situazione, di attesa (lunga, a causa
di errori medici) di delicati risultati istologici.
E' quasi una cattiveria più dura di quella che la dialettica sindacale ha prodotto, questa volta contro Spaggiari, realizzando la foto che ho scelto per questo articolo...
Per concludere.
Ce ne sarebbe, se li avesse (sono risalito con i miei testimoni
spaggiariani fino ai primi anni Novanta del Novecento, davvero non pervenuti) per
avere un: “diavolo per capello”.
Se i capelli, con Spaggiari, c’entrano poco, il diavolo,
purtroppo, è un altro dei protagonisti di questa triste, e ancora non conclusa,
drammatica vicenda personale e lavorativa, che non può che avere risvolti
collettivi e associativa.
Ce ne sarebbe da parlarne e, molto, con l’attuale
Rappresentanza del Personale di Via Po, composta da Paola Serra, Fabiana
Cerquetelli e Annarosa Munno: ma tale compagine si è, per iscritto, dichiarata:
“neutrale”.
Contravvenendo, quasi bestemmiando a mio parere, a secoli di
storia di rappresentanza e tutela della parte debole, per quel che riguarda l’asimmetria
dei rapporti di potere, nelle controversie individuali sul posto di lavoro.
E qui, anche io, che di capelli rimasti ne ho, peraltro, davvero
pochi, ho misurato i miei diavoli e percepito, con dolore profondo e delusione
immane, una violenta miseria senza fine…
Francesco Lauria
P.S. Riflettevo, tra me e me, ma non sarà che, da reggiano, farà tutto sto casino perchè sono di Parma???
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