sabato 4 ottobre 2025

GLI INSINDACABILI CISL PUNTATA NUMERO 2: “UN DIAVOLO PER CAPELLO (Alessandro Spaggiari)

Non è particolarmente facile trovare informazioni sul web su Alessandro Spaggiari, attuale figura apicale di Unitas Spa (la holding che cura il patrimonio immobiliare della Cisl) e responsabile del personale della sede confederale di Via Po 21.

La cosa è abbastanza singolare perché Spaggiari, a differenza del commercialista di Avellino Danilo Battista (direttore della sede confederale Cisl, i due viaggiano spessissimo in coppia, come i carabinieri…) è un sindacalista.

Vero.

L’esperienza sindacale del reggiano Spaggiari, si è svolta, infatti, nella Fiba Cisl.

Da una decina di anni, in verità, dopo l’inglobamento del sindacato autonomo Dir Credito, la Fiba è stata ridenominata, con un po’ di fretta e autolesionismo iettatorio, First Cisl (la categoria, che doveva diventare orgogliosamente il primo sindacato di settore, non è riuscita, invece, a superare la potente e antica Fabi).

Si tratta, come è noto ai più, della federazione di categoria della Cisl che associa i lavoratori del credito, delle assicurazioni e delle agenzie di riscossione di cui Spaggiari ha scalato tutti i gradini, fino alla permanenza, per circa due mandati, nella segreteria nazionale.

Il rapporto non lineare con il segretario generale Giuseppe Gallo, ha, in realtà, portato alla sua prematura defenestrazione, ma la First non si è liberata di lui, anzi, il successore del sindacalista di Novi Ligure, l’attuale segretario confederale della Confederazione Europea dei Sindacati, Giulio Romani, gli ha affidato prontamente il settore, a lui molto congeniale, del credito cooperativo, conservandogli stipendio e benefit da segretario nazionale (benefit che, in una categoria piuttosto ricca come la First Cisl, non sono, come è notorio, del tutto trascurabili…)

La fortuna confederale di Spaggiari si deve, invece, in gran parte, alla segretaria generale della Cisl la ligure Annamaria Furlan, (da sempre molto attenata alle questioni bancarie) che lo stima (stimava?) molto e lo ha portato, tra l’altro, alla direzione della Fondazione Pnr Bonfanti. 

Spaggiari ha peraltro realizzato delle famose slide di presentazione di questa Fondazione, dedicata all’ex leader nazionale dei pensionati Cisl, morto all’improvviso mentre si recava all’imbarco in Sardegna per andare in vacanza, il mio concittadino Ermenegildo – Gigi – Bonfanti. Le slide risultano essere, ad oggi, quasi l’unico materiale di contenuto prodotto dall’ente, attualmente presieduto da un altro ex leader di Via Po, Sergio D’Antoni.

Stiamo parlando della stessa Annamaria Furlan che, alla fine di questa estate, lo ha chiamato più volte e fatto cercare per parlargli della mia situazione, registrando, come me con Fumarola, zero “tituli”, o meglio, zero risposte.

Un altro importante incarico (ma qui andiamo come sempre per sintesi, ce ne sono altri…) è quello, a mio parere, meno congeniale a Spaggiari, indubbiamente un iper-timido, di responsabile del personale di Via Po.

Tanti (tutti/e…) hanno notato e sottolineato (ovviamente nei corridoi di Via Po non sia mai che una critica venga formulata apertamente…) che il sindacalista reggiano fa il responsabile risorse umane senza conoscerle davvero, senza salutare quasi mai i lavoratori e le lavoratrici, senza condividere le esperienze, la vita nel palazzo.

È un punto debole di Spaggiari molto grave: non si può “gestire”, infatti, le persone sul lavoro senza, di fatto, volerne conoscerne le esperienze, le competenze, le aspirazioni, le fragilità, i punti di forza, le interazioni, i background familiari, come direbbe Spaggiari nel suo linguaggio spesso ipertecnico e,  secondo me, anche un po’ verboso: “le intersezioni funzionali…”

Peraltro si tratta di concetti paradossalmente ben presenti nelle due pubblicazioni esistenti attualmente a firma dell’attuale alto funzionario confederale: “Dall’uomo all’organizzazione. In viaggio attraverso il problema del cambiamento e dello sviluppo delle organizzazioni” (Edizioni Lavoro, 1999) e il più recente e metaforico: “Solo i salmoni nuotano controcorrente”, pubblicato sempre dalla casa editrice della Cisl che, dopo quindici volumi scritti, mi ha, invece, recentemente diffidato (una delle incredibili “accuse” a me rivolte dal direttore, il romano Andrea Benvenuti, è aver venduto, troppo, bene e in fretta il mio ultimo volume, il famigerato: “Prospettive Sindacali. Idee e strumenti per affrontare le transizioni nel lavoro e nella rappresentanza”).

Tornando al nostro, sempre le malelingue di Via Po 21 parlano di un’ampia e precorritrice attività di “copia e incolla” nella realizzazione di entrambi i volumi, ma si tratta, certamente, di pura invidia.

Di sicuro a Spaggiari, ora “burocrate” confederale non manca l’esperienza negoziale, anche quella più dura.

Lo ricorda, anche sul web, l’ex segretario generale della First Cisl Emilia Romagna Daniele Bedogni, a lui legatissimo.

Racconta Bedogni: “Inizio la mia attività sindacale nel 1995.  Accade tutto durante un’assemblea, oceanica e infuocata, dei lavoratori della ex Cassa di Risparmio a Reggio Emilia, partecipata da circa 1000 persone e mancante solo del presidente, del direttore e un paio di altri soggetti.

L’allora neo-responsabile della Sas Fiba, Alessandro Spaggiari, tiene l’incontro e dal palco parla ai dipendenti della banca cercando di moderare gli animi e di calmare i presenti.

Al termine, mi avvicino a lui chiedendo “ma chi te lo fa fare?”, ma Spaggiari risponde “abbiamo bisogno di persone come te, domani ne parliamo”. Inizia così – conclude Bedogni - il mio lungo percorso sindacale…”

Prima di “parcheggiarsi” in Via Po 21, Spaggiari è anche formatore sindacale di livello nazionale (e in alcuni casi, mi risulta, persino europeo, saremmo potuti essere colleghi….)

Lo ricorda, con una certa stima, il pisano Luca Scatena che, con lui, ha gestito un progetto nazionale per giovani iscritti e militanti volto a: “Progettare il futuro”.

Insomma quella di Spaggiari è una figura complessa, certamente introversa, non la migliore delle qualità per un responsabile del personale, ma non priva di esperienza e competenze. Soprattutto contrattuali.

Io, in verità, gli ho fatto davvero perdere, una sola volta, le staffe.

Nel mese di luglio, approfittando delle sue visite periodiche ai cantieri di Unitas (da lui diretta) presso il Centro Studi di Firenze, poiché con Battista da Avellino non rispondeva alle mie richieste di conciliazione e chiarimento, sono riuscito, infatti, a farlo, pubblicamente, arrabbiare.

Per avere una risposta mi sono infatti mimetizzato tra gli operai nordafricani impegnati nel cantiere di ristrutturazione presso il Centro Studi e gli ho chiesto un incontro davanti a tutti.

Non lo avessi mai fatto: la reazione è stata durissima, mi disse molto adirato davanti a tutti i miei colleghi (che stavano pranzando nella hall, la mensa era chiusa essendo estate): “non decidi tu come, quando e con che modalità svolgo il mio lavoro!, io faccio come credo!”

Ricordo il direttore del Centro Studi, il fiorentino/senese Marco Lai, scuotere silenzioso la testa, ovviamente rivolto a me e non al responsabile di Unitas e del personale Cisl.

Alla fine, pur tardiva e sofferta, la convocazione, per discutere delle modalità/condizioni delle mie dimissioni volontarie dalla Cisl, è arrivata.

Si tratta , infatti, dell’incontro, civilissimo, che si  è svolto online il primo agosto scorso tra il sottoscritto, Spaggari e, appunto, Battista da Avellino (non ripeto la specifica di ieri sul calciatore Dirceu).

Un incontro, però, registrato a mia insaputa e ispiratore dei contenuti di quasi la metà delle contestazioni disciplinari successivamente a me imputate.

Non proprio, a mio parere, un’iniziativa degna di un “manager” o di un contrattualista.

Un’iniziativa, anzi, con profili che, secondo me ed importanti giuslavoristi, sforeranno nel penale e nel giudiziario a carico di preparatori, estensori e firmatari (senza dimenticare l’inevitabile, ulteriore, segnalazione al collegio dei probiviri confederali, condivisa, in questo caso, con il sannita Battista e la tarantina Fumarola).

Insomma Spaggiari, figura politicamente stimata fin dai tempi dell’uscita prematura dalla segreteria nazionale First Cisl (i corridoi dicono che per, Giuseppe Gallo, segretario generale, fosse troppo bravo e facesse quindi “ombra”) ha trovato, finalmente il tempo di formalizzare le proprie contestazioni disciplinari (compresa quella, ormai celeberrima dell’inopinata foto al calciobalilla incelofanato) nelle famose paginate che hanno sconvolto i sindacalisti e i giuristi di molte parte d’Italia, Europa e mondo (non esagero, le abbiamo tradotte in inglese, francese, spagnolo, portoghese e tedesco…).

Chi volesse approfondire, in tanti sono convinti che la cosa farà davvero giurisprudenza, si rechi su www.sindacalmente.org e recuperi contestazioni e mie precise risposte sul portale: “Fumi neri di Fumarola”).

Anche il trucco (lo definisco così, potrei essere più cattivo) di convocarmi la sera per la mattina, o quasi, il 25 settembre in Via Po, mentre mi trovavo notoriamente all’estero in una capitale periferica in delicata missione di lavoro è esemplificativo.

Ad esso si è accompagnato, come è noto, (c’è chi, senza misura, mi ha paragonato a Nelson Mandela durante il processo di Rigonia, nel 1962, sotto il più duro dei regimi dell’apartheid sudafricana…) l’incredibile rifiuto ad accettare una data alternativa al 9 ottobre 2025, unico giorno in cui la mia avvocatessa Daniela Breschi è convocata presso il Tribunale di Bologna per un’udienza delicatissima e irrinunciabile.

Come è altrettanto abbastanza noto, mi trascino da una settimana una sorta d’influenza (raffreddore, tosse, un po’ di otite), non sfugge, davvero, che tanta pervicacia sia stata mal riposta, quasi, come ho scritto a Spaggiari, Battista, Fumarola, sia frutto di una sorta di autolesionismo impazzito, palesemente antisindacale (altro che articolo 28!) e kamikaze della stessa Cisl.

Questa cattiveria infinita (ho ormai tutte le prove per definirla pura malvagità) è, lo ricordo, come sanno benissimo in Via Po, rivolta ad una persona che, fino a pochi mesi fa, era rappresentante eletto del personale confederale e si trova nella non facile situazione, di attesa (lunga, a causa di errori medici) di delicati risultati istologici.

E' quasi una cattiveria più dura di quella che la dialettica sindacale ha prodotto, questa volta contro Spaggiari, realizzando la foto che ho scelto per questo articolo...

Per concludere.

Ce ne sarebbe, se li avesse (sono risalito con i miei testimoni spaggiariani fino ai primi anni Novanta del Novecento, davvero non pervenuti) per avere un: “diavolo per capello”.

Se i capelli, con Spaggiari, c’entrano poco, il diavolo, purtroppo, è un altro dei protagonisti di questa triste, e ancora non conclusa, drammatica vicenda personale e lavorativa, che non può che avere risvolti collettivi e associativa.

Ce ne sarebbe da parlarne e, molto, con l’attuale Rappresentanza del Personale di Via Po, composta da Paola Serra, Fabiana Cerquetelli e Annarosa Munno: ma tale compagine si è, per iscritto, dichiarata: “neutrale”.

Contravvenendo, quasi bestemmiando a mio parere, a secoli di storia di rappresentanza e tutela della parte debole, per quel che riguarda l’asimmetria dei rapporti di potere, nelle controversie individuali sul posto di lavoro.

E qui, anche io, che di capelli rimasti ne ho, peraltro, davvero pochi, ho misurato i miei diavoli e percepito, con dolore profondo e delusione immane, una violenta miseria senza fine…

Francesco Lauria


P.S. Riflettevo, tra me e me, ma non sarà che, da reggiano, farà tutto sto casino perchè sono di Parma???

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