Nell'avvicinarci al 25 novembre, dopo aver raccontato di Angela, Rula, Barbara, grazie ad un'altra grande donna la professoressa Claudia Mazzuccato, ascoltata durante la tavola rotonda, moderata dalla giornalista Rai Costanza Spocci, vorrei parlare di Rami e Bassam.
La storia di Rami e Bassam, è quella di due padri, uno israeliano e uno palestinese, divisi dal conflitto, ma uniti dall'amicizia e dal dolore, infinito, per la perdita, violenta, di una figlia.
Fanno parte dell'associazione Parents Circle, che mette in comunicazione le famiglie che hanno perso qualcuno/qualcuna nel conflitto israelo-palestinese ed agisce, "è - con", nel segno della riconciliazione, verso Pace e nonviolenza.
Rami ha perso sua figlia Smadar, di 14 anni, mentre stava andando a scuola in un attentato suicida di Hamas, nel centro di Gerusalemme, Abir, la primogenita di Bassam, è morta a 10 anni, uccisa da un proiettile di gomma sparato da un poliziotto israeliano, mentre usciva da un negozio di caramelle.
Rami e Bassam incontrano il paese e il mondo, nel ricordo e nel nome di Smadar e Abir: insegnano l'ascolto, lo sguardo negli occhi dell'altro/dell'altra, portano una ferita di tenebra che diventa feritoia di Luce.
Vivono, sono un sangue e un dolore dello stesso colore e ci spiegano, con i loro corpi, i loro occhi, la loro parola che l'odio uccide, in primis, noi stessi. Il nostro essere umani.
Un'amicizia, quella tra Rami e Bassam, che è stata celebrata, prima in udienza privata, e poi pubblicamente, a Roma, anche da Papa Francesco.
Di questa storia esemplare, narrazione viva, concreta di uomini e padri contro la guerra, ci sono molti racconti.
E' uscito anche un bel libro Apeirogon, tradotto in quaranta paesi, da ultimo, con enorme fatica, anche in Israele.
Io ho scelto il racconto di Rai News: https://www.rainews.it/video/2024/05/israele-palestina-due-padri-24mm-rainews-78588059-e202-46eb-b183-22b96cf51c87.html
Ho incontrato, pochissimi mesi fa, a Pistoia gli occhi di un padre, che improvvisamente, inspiegabilmente, ha perso, in un istante maledetto, un figlio, un ragazzo stupendo.
Lorenzo, compagno di nuoto, e di stanza nelle prove nazionali, di mio figlio Jacopo, è stato portato via, a settembre, da una leucemia fulminante e inspiegabile, inspiegata, in meno di un mese.
Mentre Paolo, il papà di Lorenzo provava a spiegarmi, con un filo di voce, l'incommensurabilità, la non misurabilità del suo dolore, io stringevo a me Jacopo e bagnavo i miei occhi delle sue lacrime, cercando di condividere almeno un po' di quel dolore, di respirare lo stesso respiro. La stessa mancanza di respiro.
Tutto questo avveniva poco prima che un'intera città e un'intera generazione di una città si stringesse attorno al babbo, alla mamma e al fratello di Lorenzo.
https://fondazionemaicpistoia.it/ciao-lorenzo/
Oggi c'è la prima gara di nuoto della squadra di Jacopo e Lorenzo. Penso agli occhi e alle lacrime di Ylenia, la loro allenatrice.
Oggi è una gara senza Lorenzo, ma con Lorenzo.
Una leucemia fulminante, una macchina maledetta e fuori controllo, due proiettili carichi di odio, possono privarci, purtroppo, di quanto ci è più caro, di quanto riteniamo più prezioso di noi stessi.
Dio (qualunque nome noi gli assegniamo) ci sta mettendo alla prova, ci spiegano Rami e Bassam, ma certamente anche gli occhi di Paolo nel ricordo di Smadar, Abir e Lorenzo.
Non so se esista un Vangelo dei padri, anche se Rami, Bassam e Paolo sembrano proprio dirci, con i loro occhi e il loro dolore, di sì.
Certamente esiste un Vangelo (laico, multireligioso) dei figli/delle figlie.
Che non ci lasciano mai e non finiscono mai di insegnarci, raccontarci, regalarci il mistero della Vita.
Da vicino.
Ma anche da lontano.
Guardiamoci, vediamoci, specchiamoci, amiamoci negli occhi dell'altro/a.
Nella memoria viva di Smadar, Abir, Lorenzo.
Ora. Perchè, come mi ha scritto il mio amico, "fratello", Marco:
"Solo chi ha conosciuto la vulnerabilità e la delicatezza della Vita, può comprendere l'urgenza di rigenerare il vivente..."
Francesco Lauria, padre, figlio.




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