lunedì 24 novembre 2025

"VIVERE" LA PROSSIMA RIVOLUZIONE: UNA CIVILTA' SENZA VIOLENZA (a partire da quella MASCHILE).

Per usare le parole opportune della giornalista parmigiana Costanza Spocci, ritrovate nel volume, da lei curato con Marta Bellingeri: "Generazione Cairo. Le storie di chi sfida il regime", edizioni Feltrinelli, mi sono chiesto, questa mattina, in questa aurora, cosa significhi: "vivere una rivoluzione".

E. anche, quali possano essere, cito sempre parole sue, "dei buoni spunti per la prossima rivoluzione".

Concentrandomi, per una volta, più sull'essere che sul fare, ho pensato ad un quaderno, di colore verde, che, da un po' più di una settimana, custodisco nel mio zaino e che oggi pomeriggio, porterò con me a Roma, in Via Lancisi, presso il collegio dei probiviri confederali Cisl, dove si discute uno dei miei ricorsi nei confronti di un uomo (come me) Roberto Pezzani, potente segretario generale dell'Fnp Cisl.

Come forse ho già ricordato in qualche mia altra riflessione questo quaderno è debitore di un altro libro, opera della giudice Paola Di Nicola, dedicato alla lotta alla violenza sulle donne, intitolato: "La mia parola contro la sua. Quando il pregiudizio è più importante del giudizio", Harper Collins Edizioni.

In questo quaderno è scalfita la frase di Sofocle in Antigone: "Errare è possibile a tutti gli uomini, ma il saggio quando ha commesso un errore non rimane irremovibile e ripara il male che ha fatto. Perseverare nell'errore, infatti, genera ogni sorta di mali".

Nella giornata contro la violenza sulle donne, a partire dai miei errori, ho provato, ispirato da Paola di Nicola a scrivere una sorta di decalogo abbondante che propongo, in primis, a me stesso.

- Non solo in situazioni di violenza o di accompagnamento a chi ha subito violenza occorre sempre: "ascoltare con amore e valore";

- In Italia la percentuale delle donne in condizione di denunciare le violenze subite è inferiore al 10%, anche di fronte ad un numero molto alto di assoluzioni;

- Non esiste e non può esistere: "la vittima perfetta";

- No ai pregiudizi sulle donne;

- No alla neutralizzazione delle donne;

- Verità o stereotipo?

- Nell'incontrare la violenza e nel combatterla insieme (uomini e donne) occorre incontrare nuovi venti, nuovi spiragli, nuovi colori ("Rosso come il Cielo!"), nuove strade;

- Una civiltà, una società senza violenza, possono esistere, sono possibili!;

- Se vuoi stare al fianco, rimetti in campo amore e valore, ma, prima di tutto, viene l'ascolto;

- Occorre parlare in maniera limpida, pulita, chiara;

Infine:

- Il silenzio rende complici, l'omertà è un muro che possiamo abbattere, insieme!

Vorrei che fosse chiaro che non pretendo di insegnare nulla a nessuno, nemmeno a Roberto Pezzani.

Uscire dalla logica, dalla cultura della violenza (di genere, ma non solo) è una sfida quotidiana, mai vinta una volta per tutte.

Tra le letture che più mi hanno colpito e che consiglio c'è il saggio di Lucia Sorbera, contenuto nel libro di Costanza Spocci e Roberta Bellingeri: "La rivoluzione femminista in Egitto. Una storia relazionale di pensiero e di pratiche di liberazione".

Ma ho recuperato davvero la Speranza, sogno che si fa da svegli, leggendo l'ultimo capitolo del volume, a firma di Costanza e Roberta: "Da Gaza al Cairo. E da qui/lì, tutte noi".

Nel chiudere la valigia, indossare la mia huipala, lentamente, ho pensato di portare con me, oggi in Via Lancisi, a Roma, non solo il mio quaderno verde, non solo la mia voglia di migliorare come maschio, bianco, occidentale, ma anche la memoria viva dei volti delle donne della mia Vita, anche quelle che ho fatto soffrire, anche quelle per cui ho sofferto.

Mi sono portato l'esempio di chi, anche ieri sera, mi ha permesso di sperare, anzi di essere convinto, che questa frase di Virginia Woolf (grande romanziera femminista) ritrovata nell'antologia del pacifismo (Profezie bianche) curata da Nicola Lagioia, sempre per Feltrinelli, non sia più così attuale (d'altronde è passato quasi un secolo..., il Novecento):

"Lassù in cielo combattono giovani inglesi contro giovani tedeschi. I difensori della pace sono uomini e anche gli aggressori sono uomini. Alle donne inglesi non è dato combattere, nè difendersi, e in una notte come questa, l'unica cosa a loro concessa è giacere inermi".   (in "Per le strade di Londra", edizioni il Saggiatore).

Devo a Brigida Modesti la necessaria completezza di questa citazione che nell'antologia pacifista è pubblicata solo in parte:

"Lei deve giacere al buio disarmata stanotte. [...]
Ma c’è un altro modo di combattere per la libertà senza armi; possiamo combattere con la mente. Possiamo ‘fabbricare’ idee, che aiuteranno il giovane uomo inglese che combatte su in cielo a sconfiggere il nemico."


Non servono quindi nuove donne guerriere, magari in uniforme e con le stellette.

Ridisegniamo insieme una società, una civiltà maschile e femminile in cui la violenza sia un lontano, esaurito ricordo.

Francesco Lauria

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