Ringrazio il mio amico Gianni Alioti per la segnalazione dell'intervista, pubblicata il 20 dicembre scorso dal quotidiano Il Manifesto, ad Angela Mendes, figlia di Chico, il sindacalista seringueiro amico degli alberi, ucciso dalla mafia dei latifondisti estrattivisti, ovviamente con la complicità delle istituzioni brasiliane, il 22 dicembre del 1988.
Cresciuto con la voce ispirata di Augusto Daolio in "Ricordati
di Chico", ho sempre saputo, fin da piccolo, chi sia stato Chico
Mendes, l'ho sempre ammirato con tutto me stesso, ben prima di occuparmi
direttamente di sindacato.
Poi ho scoperto anche la bella canzone Chico Mendes dei Gang,
contenuta in un album capolavoro come: "Le radici e le ali" e,
ovviamente, divorato il libro di Gianni : "Chico Mendes. Un
sindacalista a difesa della natura", pubblicato da Edizioni
Lavoro.
Su Chico Mendes ho scritto anche io, varie volte e, in particolare, a
trent'anni dalla morte, su Conquiste del Lavoro, il quotidiano
della Cisl (quando mi ci facevano ancora scrivere) e su C3dem, il
portale Costituzione, Concilio, Cittadinanza.
https://www.c3dem.it/chico-mendes-trentanni-dopo/
L'attualità di Chico Mendes è spiegata, perfettamente,, nella
sua bella intervista dalla figlia Angela, dal Brasile, dall'Amazzonia, dopo il
totale fallimento della Cop30 di Belem.
Molto più vicino a me ho scoperto un sindacato (si, lo
voglio dire, una federazione di categoria della Cisl) che,
anche durante alcuni direttivi, non smette, con i propri delegati e le proprie
delegate, di abbracciare gli alberi.
Se non è il rito di un giorno, si tratta di un seme, giovane, di
futuro, proprio di quelli di cui ci parla Angela Mendes.
Non perdiamo la Fede.
Crediamoci ancora, ritroviamoci, non solo in teoria, ma nell'azione quotidiana, di ogni
istante, nelle parole concrete di Angela Maria Freitosa Mendes....
Francesco Lauria
Sara Segantin (BELEM)
Brasile Il 22 dicembre di 37 anni fa veniva ucciso Chico Mendes, la figlia Ângela ne ha raccolto l’eredità continuando la lotta per la giustizia socio-ambientale dei popoli dell’Amazzoni
Ângela Maria Freitosa Mendes aveva diciotto anni quando suo padre fu assassinato. Era il 22 dicembre 1988 e Francisco Alves Mendes Filho, noto al mondo come Chico Mendes, venne ucciso a sangue freddo nella sua casa, a Xapuri, da Darci Alves da Silva, figlio di un bovaro locale. Chico, seringuero – raccoglitore di gomma – e attivista ambientale, è l’icona dei martiri dell’Amazzonia. Ângela continua la lotta del padre, con gli empates, barriere umane contro il disboscamento, e tramite il Comitato Chico Mendes, con cui lavora per la giustizia socio-ambientale tra pressione politica, iniziative culturali e formazione di giovani leader della foresta.
A quasi quarant’anni dall’assassinio di Chico Mendes, cosa resta della sua
eredità?
Mio padre lottò per il diritto al territorio e all’educazione; diritti basilari ai quali chi vive nella foresta e nelle periferie non ha accesso. Quel che riuscì a fare Chico è la prova che possiamo ottenere questi diritti solo con un lavoro collettivo. Tutta la sua vita parla di collettività: non è possibile avanzare come società se non coltiviamo una spirito di unione, perché viviamo nella stessa casa, condividiamo la stessa casa, respiriamo la stessa aria.
Come iniziò la lotta di Chico? Qual era il cuore del conflitto in
Amazzonia?
Lui era un seringueiro, un raccoglitore di lattice dagli alberi di caucciù. I seringueiros vivevano nella foresta da generazioni, il loro stile di vita si ispirava a quello dei popoli indigeni. Mentre il governo imponeva un’organizzazione del territorio fatta di lotti e linee rette, estranea alla realtà amazzonica, i seringueiros seguivano il tracciato delle estradas de seringa, i sentieri della gomma, che non sono diritti, si distribuiscono organicamente nella foresta, come i corsi d’acqua. Era il modello che gli indigeni già adottavano per la demarcazione delle terre. I fazendeiros – allevatori e latifondisti volevano trasformare la foresta in pascoli di bestiame, spesso con incentivi statali, così bruciavano tutto e uccidevano chi si opponeva. Per reagire, i seringueiros organizzarono assemblee, coinvolsero i popoli indigeni, ascoltarono le loro esperienze e visitarono le loro terre. Nel 1987, Chico e il leader indigeno Ailton Krenak stabilirono l’Alleanza dei popoli della Foresta, per una lotta unificata per il diritto ai territori. Fu incredibile: indigeni e seringueiros erano sempre stati messi gli uni contro gli altri. Superare questo dolore – che allora sanguinava ancora – fu una grande vittoria collettiva.
Da quel processo nasce l’idea rivoluzionaria delle riserve estrattiviste
(aree forestale legalmente protette concesse alle popolazioni tradizionali). Di
cosa si tratta?
È un’idea di conservazione che permette alle persone di vivere dentro il territorio. Fino ad allora c’era o il disboscamento o qualche area di protezione integrale e le persone da un giorno all’altro perdevano il diritto di svolgere attività lavorative o culturali nella propria casa. Chico e i suoi compagni nel 1985 organizzarono a Brasilia il primo incontro nazionale dei seringueiros, 130 raccoglitori di gomma vennero da Acre, Rondônia, Amazonas e Pará e lì nacque il concetto di ‘riserva estrattivista’, per proteggere sia il territorio sia le persone.
Quando furono istituite le prime riserve?
Le prime quattro nel 1990, l’ultimo giorno di mandato del presidente Sarney, due anni dopo l’assassinio di mio padre. Lui lottò, versò sangue, diede la vita, ma non riuscì a vederle nascere – sapeva che stava lottando per il futuro. Oggi abbiamo 96 riserve estrattiviste sotto gestione federale e quasi 50 gestite da governi statali e municipali. Ci sono le riserve forestali e quelle marine, perché sono inclusi anche i territori del Cerrado, le acque e i mangrovieti.
Le riserve estrattiviste hanno ancora un senso?
Così come le terre indigene, sono una barriera contro il disboscamento incontrollato che continua ad avanzare. Nello stato dell’Acre c’è la seconda più grande riserva estrattivista del Brasile: la Chico Mendes, quasi un milione di ettari. Si trova nella regione più deforestata dell’Acre, sotto pressione dell’agrobusiness e dei fazendeiros: sulla mappa è un punto verde circondato da terra bruciata. Questo è un modello che tutela la foresta e ha ispirato la creazione delle foreste nazionali e di progetti di insediamento che mettono al centro la conservazione e l’agroecologia.
Perché in Amazzonia il riconoscimento territoriale è cruciale?
I popoli originari e le comunità proteggono l’Amazzonia, ma i fazendeiros li cacciano e uccidono. Il riconoscimento legale garantisce il diritto di restare a chi già viveva lì, magari tagliando il lattice della gomma o raccogliendo le castagne. È uno strumento necessario, anche se purtroppo non sufficiente.
Quali altri progetti porta avanti?
Il Progetto Seringueiro ha alfabetizzato circa 18.000 persone dentro la foresta, in un vuoto lasciato dallo Stato verso persone invisibili. Sapere vuol dire uscire dalla schiavitù.
Giovani e donne sono al centro della vostra azione. Perché?
Il Brasile è al secondo posto per numero di attivisti uccisi; omertà e impunità – rafforzati dall’ultimo governo di estrema destra – continuano a mietere vittime. I giovani e le donne sono al centro perché contribuiscono maggiormente alla protezione della foresta ma sono anche i più colpiti – dalla crisi climatica e dalla violenza.
Suo padre tre mesi prima di morire scrisse una «Lettera ai Giovani del
Futuro», incitandoli a proteggere la vita e la foresta e a non arrendersi.
La «Lettera ai Giovani del Futuro» ci muove nel comitato e nel mondo, perché senza una gioventù impegnata non abbiamo prospettiva di futuro. Abbiamo bisogno di rinnovare le alleanze, il fare collettivo se vogliamo affrontare un capitalismo che è sempre più selvaggio, forte, con potere, e che tenta di metterci in competizione e di individualizzarci. La nostra forza è l’unione, Chico lo ricordava sempre.
Il movimento “Jovens do Futuro” nasce da lì?
Chico nella lettera convoca la generazione attuale a dare avvio a un’ondata
rivoluzionaria. Jovens do Futuro lavora con educazione, comunicazione, cultura
e artivismo. È guidato da giovani ed è destinato ai giovani dell’Acre
provenienti da contesti marginalizzati, sia urbani che della foresta. Nel 2020
abbiamo organizzato un festival, con giovani di più di 20 Paesi. Nonostante
tutto, i giovani di oggi credono profondamente nel loro ruolo e si stanno
mobilitando. Questa è la nostra forza.
RICORDATI DI CHICO (I Nomadi)
https://www.youtube.com/watch?v=vBfOI32HfU8
I signori della morte hanno detto sì
L'albero più bello è stato abbattuto
I signori della morte non vogliono capire
Non si uccide la vita, la memoria resta
Così l'albero cadendo ha sparso i suoi semi
E in ogni angolo del mondo nasceranno foreste
Ma salvare le foreste vuol dire salvare l'uomo
Perché l'uomo non può vivere tra acciaio e cemento
Non ci sarà mai pace, mai vero amore
Finché l'uomo non imparerà a rispettare la vita
Per questo l'albero abbattuto non è caduto invano
Cresceranno foreste e una nuova idea dell'uomo
Ma lunga sarà la strada e tanti gli alberi abbattuti
Prima che l'idea trionfi senza che nessuno muoia
Forse un giorno uomo e foresta vivranno insieme
Speriamo che quel giorno ci siano ancora
Se quel giorno arriverà, ricordati di un amico
Morto per gli indios e la foresta, ricordati di Chico
Se quel giorno arriverà, ricordati di un amico
Morto per gli indios e la foresta, ricordati di Chico
CHICO MENDES (THE GANG)
https://www.youtube.com/watch?v=1-BBhyLsG4k&list=RD1-BBhyLsG4k&start_radio=1
Chico ha un dente di topo
un coltello di pioggia
un occhio di legno
Quando ride sbadiglia
e sua madre era la luna.
Notte smeraldo tamburi di festa
lingue di foco nella foresta.
Ooooohhh Chico Mendes.
Sole diamante sole guerriero
uomo di fango seringueiro
Chico lottava per il sindacato
Chico Mendes lo hanno ammazzato.
QUANDO FINIRA' QUESTA SPORCA GUERRA
CHI LI SALVERA' I CUSTODI DELLA TERRA.
Son venuti dal fiume
non c'era la luna
hanno tutti un dollaro portafortuna
hanno tutti un fucile e una croce.
Notte di fuoco danza di guerra
rossa di sangue sarà questa terra
Oooohhh Chico Mendes
Come tre lampi sulle nostre vite
come una croce come tre ferite
Chico lottava per il sindacato
Chico Mendes lo hanno ammazzato
QUANDO FINIRA' QUESTA SPORCA GUERRA
CHI LI SALVERA' I CUSTODI DELLA TERRA.
Sole diamante sole guerriero
uomo di fango seringueiro
Chico lottava per il sindacato
Chico Mendes lo hanno ammazzato.
QUANDO FINIRA' QUESTA SPORCA GUERRA
CHI LI SALVERA' I CUSTODI DELLA TERRA.
QUANDO FINIRA' QUESTA SPORCA GUERRA
CHI LI SALVERA' I CUSTODI DELLA TERRA.

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