Il 30 marzo 2021 (eravamo ancora nel pieno della seconda ondata della pandemia) si è svolta, online, una delle più belle presentazioni del mio libro: “Sapere, Libertà, Mondo. La strada di Pippo Morelli”.
La sintesi ed
il link Youtube dei lavori sono riscontrabili (per usare un verbo caro a Danilo
Battista ed Alessandro Spaggiari) qui:
L’incontro
ha visto l’introduzione e la moderazione del giornalista Luca Kocci (peraltro
autore di un ottimo articolo sulla mia vicenda vs Cisl, sempre riscontrabile
qui: https://www.adista.it/articolo/74597
) e la partecipazione di Renzo Innocenti
(già Presidenza nazionale di Gioventù Aclista, sindacalista Cgil e parlamentare
per quattro legislature), Dolores Deidda
(sempre Presidenza nazionale di Gioventù Aclista e operatrice nazionale della
Cisl), Rosario Iaccarino (formatore
nazionale di una categoria sindacale appartenente alla Cisl sotto l’occhio del
ciclone per fatti gravi avvenuti a Parma), il compianto Emilio Gabaglio già Presidente Nazionale della Acli, segretario
confederale Cisl e segretario generale della Confederazione Europea dei
Sindacati), Ignazio Ganga, segretario
confederale Cisl.
Ricordo bene
quella giornata per due motivi: verso la fine dei lavori ci fu un attacco
hacker (sempre “riscontrabile” battistianamente e spaggiarianamente sul filmato
Youtube) mentre a metà ricevetti una telefonata da Gigi Bonfanti, già
segretario confederale Cisl e segretario generale Fnp Cisl, che si informava
sul perché avessi fatto alcune critiche alla segreteria confederale durante un’assemblea
del personale (senza alcun dubbio, mi prendo la responsabilità di quello che
scrivo, registrata di nascosto dalla confederazione).
Di lì a poco
sarei stato eletto rappresentante del personale Cisl, insieme a Paola Serra e Mirella Paniconi e avrei sperimentato come controparti Alessandro
Spaggiari, Danilo Battista e, molto, molto salturiamente, anche Daniela Fumarola (allora “solo”
segretaria confederale organizzativa, eravamo entrati nell’era Sbarra…)
In quell’occasione
il Ganga, sardo di Nuoro, ma con origini radicate nella toscana Isola del
Giglio, aveva commentato positivamente sia il mio libro, sia, soprattutto, la figura
del sindacalista della sinistra sindacale cislina Pippo Morelli, già direttore del Centro Studi Nazionale Cisl di
Firenze (eh i tempi cambiano…) nel contesto dell’impegno politico post
conciliare dei cattolici democratici e sociali italiani.
Non fu l’unica
volta, il Ganga, si è prestato a sperticate lodi nei miei confronti anche in
occasione del cinquantesimo delle 150 ore (quelle stesse 150 ore che, secondo
il direttore del Centro Studi Nazionale Cisl, Marco Lai, il 13 di ottobre NON
potevo ricordare in occasione della mia lezione aperta presso l’Università di Bologna
a Palazzo Hercolani…).
Il tutto è,
sempre, riscontrabile (ahimè solo in audio per problemi tecnici della
telecamera del Centro Studi Cisl di Firenze) qui:
https://www.youtube.com/watch?v=7Uwa0FNKUbM&t=8068s
Come è tristemente
noto il Ganga, nel giorno del massimo scontro con la segreteria generale sulle “censure”
al mio libro Prospettive Sindacali e
a quello, ad oggi mai pubblicato di Guido
Baglioni, (lo ricordo bene, essendo il 14 luglio, oltre che il giorno del
licenziamento per giusta causa della già segretaria nazionale della Cisl
Funzione Pubblica Chiara Severino, anche
il giorno del mio compleanno) aveva bisogno di dare, alla segreteria generale
stessa (e forse anche a me…) un segnale.
A latere di
una riunione del suo dipartimento (ho saputo dal suo avvocato, non registrata,
come tutte le riunioni informali di dipartimento, peraltro) sostanzialmente
alla vigilia del congresso confederale il Ganga sottolineava, più o meno letteralmente, di fronte ai suoi
operatori: Paola Serra, Stefano Colotto, Valeria Picchio che:
- È
bene che Lauria smetta di scrivere libri;
- E’
bene che Lauria smetta di scrivere libri su sindacalisti e personaggi di
estrema sinistra (immagino Pippo Morelli, Don Milani e Pierre Carniti, credo
non si riferisse ai miei scritti sullo studioso del movimento sindacale Mario Romani);
- E’ bene che Edizioni Lavoro smetta di pubblicare i libri del Lauria, visto che ci perde economicamente (di solito non scendo mai sotto le tre edizioni, ma tantè…)
Insomma, si potrebbe dedurre, Lauria deve stare muto, zitto e, possibilmente "accovacciato".
Di fronte
all’obiezione di Paola Serra sul
fatto se il Ganga mi avesse mai fatto pervenire le sue osservazioni egli sottolineava:
“Sì, certamente, ovvio…”
Come ho
scritto all’avvocato di Ganga, in replica ad una delle sue tante diffide, messe
in mora, preavvisi di richieste di risarcimento e danni di immagine (etc…) io
non mi permetto di giudicare le conversioni politico-sindacali del Ganga.
Se Ganga
vuole rinnegare Carniti, Morelli, Don Milani,
etc, è liberissimo, ma proprio liberissimo di farlo e, magari anche di abbracciare
come suoi nuovi riferimenti Thatcher,
Reagan e la scuola economica di Chicago…
Quello che è
meno libero di fare è, a mio parere, di compiere (come immagino e deduco abbia
fatto) pressioni sui suoi operatori/operatrici, in particolare Paola Serra che
è, tra l’altro, ancora Rappresentante del Personale e Rls.
Ad agosto,
infatti, ho ricevuto un incredibile (e, mi permetto di dire, sotto la mia
totale responsabilità, miserevole) messaggio di Paola Serra che, prima di
cancellarlo immediatamente, mi ammoniva: (su Ganga NdR…): “sarà la mia parola
contro la tua”.
Mi chiedo
davvero come, in coscienza, Paola Serra possa continuare a svolgere tuttora il
proprio mandato di rappresentante del personale ed Rls, ma, evidentemente, è
molto, molto cambiata da quando io la frequentavo e conoscevo (o credevo di conoscerla…)
Una nota di
colore: il Ganga il 14 luglio mi faceva anche gli auguri di Buon compleanno, aggiungendo,
se non ricordo male, anche: “grandissimo” (suo normale intercalare nei miei
confronti…, fino al 2025).
C’è un autore spagnolo che, pur essendo ateo, era molto caro sia a Papa Francesco che ad Emilio Gabaglio: Javier Cercas. Cercas ha scritto, una decina di anni fa, un importante libro.
“L'impostore” è, infatti, un saggio dello scrittore spagnolo Javier Cercas, pubblicato nel 2014 dall'editrice Literal Random House, tradotto in italiano da Guanda e da cui un paio di anni fa è stato tratto un film presentato al Festival di Venezia, ma che non è stato incomprensibilmente distribuito in Italia.
Il libro mette in evidenza la storia del sindacalista spagnolo Enrique Marco, che si scoprì aver falsificato la sua esistenza di sopravvissuto dei campi di concentramento nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo una lunga inchiesta investigativa, l'autore ricostruisce il modo in cui Marco si è fatto passare come antifranchista e antifascista per diversi decenni.
Il libro si divide in tre parti, intitolate: “La buccia della cipolla”, “Il
romanziere di sé stesso” e “Il volo di Icaro”.
Il romanzo si chiude inoltre con un epilogo intitolato Il punto cieco, dove viene raccontato cosa è successo dopo la stesura finale.
Ne L'impostore, Cercas ispeziona minuziosamente la vita di Enrique Marco, attraverso le sue testimonianze e dei suoi conoscenti. Cercas, narratore e personaggio, per tutta la durata del romanzo imposta il suo operato come una serie di interrogativi a cui tutti dobbiamo rispondere.
Di fatto, la storia di Enrique Marco è di per sé rilevante: quando si viene
incontro alla vera biografia, si nota l’abnorme inganno costruito da quest’uomo,
vissuto quasi cento anni, che è riuscito a convincere della sua prigionia a
Flossenburg autorità, giornalisti e grandi schiere di persone.
La vita di Marco è il culmine di un’esistenza fatta solo di finzioni.
Prima ancora di questo inganno, Marco era riuscito a diventare un sindacalista (a guida della gloriosa CNT!) senza nessuna esperienza o passato di rappresentanza dei lavoratori, a farsi passare per un simbolo della resistenza antifranchista senza aver effettivamente dato prova di resistenza al regime, e a costruirsi un passato da soldato leggendario partendo dal niente più assoluto.
Tutto in Marco è falso e, come sottolinea delicatamente Cercas, ciò lo trasforma in una versione esasperata e patetica di noi tutti; anche noi mentiamo e continuiamo a mentire per andare avanti.
Marco, tuttavia, non si accontenta; lui gode nel continuare a imbrogliare mezzo mondo, fingendo di essere un grande uomo (e sindacalista), anche in maniera esasperata.
Ma gli eroi sono un'altra cosa, e Cercas lo sa e lo scrive.
Ne L'impostore, Cercas è combattuto tra il ribrezzo che Marco, che ha usato l'Olocausto come un pretesto per diventare famoso, e la simpatia latente (anche se sarebbe più corretto parlare di empatia) che prova nei confronti dello stesso Marco, il quale, attraverso le sue continue menzogne, manifesta l’emblema della debolezza, ma anche della miseria, umane.
La storia di Marco finisce per essere uno specchio in cui si può riflettere
la storia contemporanea della Spagna e dell’Occidente, e, soprattutto, la
nostra incapacità di affrontare con il giusto rigore il passato.
Mi querelerà (tanto io l’ho già fatto), ma visto che la storia di Marco è metafora della vita di tutti noi, non può che essere considerata anche metafora, esempio, della quarantennale esperienza di grande rilevo sindacale (così mi scrive il suo avvocato, io ho risposto che la valutazione può essere “articolata”…) del toscano/sardo segretario confederale Ignazio Ganga.
Mi permetto una chiosa.
Enrique Marco (nessuna parentela, evidentemente, con l’attuale direttore
del Centro Studi di Firenze Lai Marco)
aveva grandi doti di empatia e simpatia, grazie alle quali, “intortava” le sue
vittime.
Ignazio Ganga, è una mia opinione personale, discutibile, per carità, ne è, invece, del tutto privo.
Francesco Lauria